Nell'appalto la Cittadella ci aveva messo non solo le aziende sanitarie ma anche la Giunta e tutte le società in house. Troppo per gli istituti di credito a cui si chiedeva un’esposizione massima di un miliardo e trecento milioni
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Finisce con un buco nell’acqua il tentativo della Regione di metter ordine nella selva delle convenzioni stratificate nel corso degli anni tra le aziende del servizio sanitario regionale e i propri istituti tesorieri. La gara d’appalto centralizzata indetta dalla stazione unica appaltante è, infatti, andata deserta.
Gara deserta
Nessun operatore economico ha inteso presentare una offerta alla scadenza fissata al 31 di marzo. Un bel problema se si pensa che in alcune aziende l’appalto è già scaduto e si trova attualmente in proroga mentre per tutte le altre le convenzioni sottoscritte presentano condizioni economicamente svantaggiose. Capita purtroppo spesso che a corto di liquidità le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi debbano far ricorso ad una anticipazione di cassa, denaro che gli istituti bancari concedono ma ad elevatissimi tassi di interesse che drenano risorse dai bilanci pubblici.
Interessi passivi
Ad esempio, nella sola annualità del 2020 le aziende calabresi hanno versato a titolo di interessi passivi ai propri istituti tesorieri quasi 10 milioni di euro ma si tratta di una quantificazione parziale dal momento che oltre agli interessi, le convenzioni contemplano anche ulteriori commissioni da pagare per il sol fatto che la banca sia pronta a liquidare la somma - anche se poi questa nei fatti non viene neppure utilizzata o utilizzata in parte - e canoni variabili da corrispondere sul movimento finanziario effettivamente registrato sulle entrate correnti.
Tesoreria centralizzata
Insomma, un esborso notevole di denaro pubblico cui la Regione aveva pur tentato di trovare una soluzione centralizzando la gara per la gestione della tesoreria. Sul piatto ci aveva messo oltre 36 milioni di euro per un servizio della durata di cinque anni, eventualmente prorogabile per altri due, e un importo a base d’asta di poco superiore ai 24 milioni di euro.
Giunta, enti in house e aziende
Nella procedura ci aveva inserito però non solo la gestione del servizio di tesoreria delle aziende sanitarie e ospedaliere ma di un bel po' di enti pubblici: della stessa Giunta regionale e di tutte le società in house. Nello specifico, di Arpacal, di Aterp, di Arsac, dell’Ente Parchi Marini, di Arcea, di Azienda Calabria Lavoro, di Calabria Verde, di Art-Cal e di Azienda Zero.
Una esposizione miliardaria
Aziende e società che tutte assieme cubano miliardi di euro. Basti pensare che nel disciplinare di gara era stata anche calcolata l’esposizione massima per ciascun ente, ovvero quanto le banche avrebbero dovuto anticipare nei casi di «momentanee esigenze di cassa»: un miliardo e trecento milioni di euro. Per la sola Giunta regionale, ad esempio, era stata calcolata una anticipazione massima di 450 milioni di euro, 245 milioni per l'Asp di Cosenza, per citare i casi più onerosi. Un rischio che evidentemente gli istituti bancari non sono disposti ad assumersi.