«Magari chi lo sa, arriva un regalino. Che magari, presumiamo, che un Matteo Messina Denaro sia molto malato e faccia una trattativa per consegnarsi lui stesso per fare un arresto clamoroso. E così arrestando lui magari esce qualcuno che ha l’ergastolo ostativo senza che ci sia clamore». Salvatore Baiardo ha cercato il giornalista Massimo Giletti con insistenza per farsi intervistare.

È un gelataio piemontese che ha scontato quattro anni di carcere per favoreggiamento e riciclaggio. È un uomo dei fratelli Graviano (al 41 bis per le stragi del ’92 e del ’93), quello che ha protetto la loro latitanza al Nord.

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La sua intervista del 5 novembre a Non è l’Arena è ritornata agli onori delle cronache con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Con mezze frasi, senza mai rispondere direttamente alle domande, facendo allusioni e senza fornire alcuna prova, Salvatore Baiardo dice a Giletti che la latitanza del boss di Castelvetrano sta per finire.

Arriva un regalino, dice. Cosa Nostra consegnerebbe Matteo Messina Denaro, ormai gravemente malato, per avere in cambio l’abrogazione dell’ergastolo ostativo, la norma che impedisce ai detenuti per mafia di godere di particolari benefici, a meno che non collaborino con la giustizia. Baiardo insinua, la mafia sta trattando con lo Stato.

Due mesi dopo Messina Denaro viene arrestato a Palermo. Fu preveggenza? Non secondo Luigi Li Gotti, notissimo avvocato calabrese trapiantato a Roma. «Escluderei la preveggenza» sorride Li Gotti «Questa è conoscenza».

Li Gotti sa quello che dice quando si parla di mafia. È lui che ha difeso Tommaso Buscetta e Giovanni Brusca, esecutore della strage di Capaci, che schiacciò il pulsante che fece esplodere il tritolo sotto la macchina di Giovanni Falcone, è lui che ha difeso Francesco Marino Mannoia e Gaspare Mutolo, è l’”avvocato dei pentiti”.

Ospite di Piazza Parlamento su LaC Tv venerdì 3 febbraio, il penalista è tornato sull’affaire Baiardo. Nessuna previsione, nessun bluff da giocatore di poker. Baiardo è un messaggero. «La domanda è: era un messaggio per Matteo Messina Denaro?» ha detto l’avvocato Li Gotti ad Alessandro Russo. Da qui un’ipotesi. «Messina Denaro non era contattabile in altri modi, bisognava avvisarlo che stava per accadere qualcosa e bisognava fare presto. Salvatore Baiardo ha dato indicazioni troppo specifiche e anche la tempistica indica che sapeva. Del resto, è stato lui a cercare il giornalista con insistenza, data l’urgenza. Può essere che Messina Denaro abbia sottovalutato il messaggio».

«Anche Roberto Scarpinato, ex magistrato, ora senatore, ha detto che non puoi dire cose come questa e restare vivo» interviene Alessandro Russo. È evidente che le dichiarazioni di Baiardo non siano una sua iniziativa.

Su questo, Li Gotti non ha dubbi: «Ma Baiardo è un uomo dei Graviano. Sono i Graviano che parlano. Perché l’ha fatto? Perché questa urgenza? Per far sapere a Matteo Messina Denaro quello che stava accadendo, dopo che i Graviano l’avevano saputo da un alto vertice? È una tesi possibile. È la lettura che hanno dato alcuni miei clienti. Uno di loro ha detto che Messina Denaro doveva essere avvisato che lo stavano per arrestare. E lo hanno fatto così perché era difficile utilizzare altri mezzi».

La rete dell’ultimo dei grandi boss si era indebolita negli ultimi anni, l’arresto di circa 200 fiancheggiatori stava facendo terra bruciata intorno a lui. Eppure la sua latitanza, in Sicilia, nella sua terra, è riuscita a durare trent’anni. «Se per anni arrivi tante volte vicini a prenderlo, ma arrivi sempre un minuto dopo la sua scomparsa è ovvio che ci siano delle voci amiche, colluse, di alto livello. È ovvio che Messina Denaro avesse una protezione dall’alto» chiude Li Gotti.

Cosa succede ora che il boss è in carcere? Molti sperano che vengano finalmente a galla i grandi segreti italiani degli ultimi trent’anni. Le stragi, la trattativa Stato-Mafia, l’agenda rossa di Paolo Borsellino.

Li Gotti frena. «Messina Denaro non ha nessun interesse a chiarire, raccontare. Ora sta gestendo la malattia, non credo proprio che collaborerà. Quale sarebbe, ormai, il suo tornaconto?».