Dolore e rabbia per quanto avvenuto poco più di una settimana fa al largo delle coste calabresi. Sono questi i sentimenti espressi dalla Rete 26 febbraio, nata nel Crotonese all’indomani di un’altra strage di migranti, quella di Cutro nel 2023. Ora di fronte al nuovo tragico naufragio costato la vita a più di 60 persone (al momento 36 le vittime accertate, di cui sono stati recuperati i corpi), la Rete di associazioni parla di «drammi, non certo episodici, da definire necessariamente “migranticidi” e che tradiscono profondamente i principi su cui i padri fondatori hanno fondato l’Unione Europea».

In una lettera aperta che contiene anche un appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aggiungono: «Sono, di fatto, la conseguenza di scelte doppiamente mortali che da un lato favoriscono la speculazione e la circolazione di beni e di armi e dall’altro impediscono il diritto universale alla mobilità di donne e uomini in fuga da guerre, cambiamenti climatici e persecuzioni. Salvo poi sfruttare, queste stesse persone, in condizioni di clandestinità e semi schiavitù nei nostri cantieri e nelle nostre campagne».

Leggi anche

Per la Rete 26 febbraio «la reiterazione di queste stragi non può più essere tollerata. È giunto il momento di una forte e netta presa di coscienza da parte di tutti i cittadini, delle organizzazioni, dei movimenti e delle forze sociali e politiche democratiche, antifasciste ed antirazziste per ribaltare radicalmente le politiche sui migranti e sui rifugiati, opponendoci con forza a queste strategie disumane. Dobbiamo fare di tutto per rimettere al centro l’umanità, i diritti e il rispetto per la vita e la dignità di tutti».

Quindi l’attenzione si posa sull’ultimo naufragio che ha toccato da vicino la Calabria e in particolare Roccella, dove la mattina del 17 giugno sono sbarcati gli unici 11 sopravvissuti. «A Roccella Jonica si sta consumando l’ennesima tragedia, nutrita e sostenuta dall’indifferenza, dalla superficialità, dalla disorganizzazione con cui viene trattata la vita e la morte di uomini, donne e bambini migranti. Tanti i bambini, così come a Cutro, alcuni ancora neonati; corpi spostati, portati, smistati, gestiti come pacchi scomodi da nascondere alla vista di tutti, soprattutto al rumore e al clamore della stampa e dell’opinione pubblica, affinché non ci sia una seconda Cutro, affinché non si veda in volto il dolore senza senso di una bambina rimasta orfana a 10 anni o lo sguardo perso e spento di chi cerca invano brandelli di informazione sulla sorte e il destino dei propri cari, della propria famiglia, degli amici».

Leggi anche

Il pensiero va poi a chi è giunto in Calabria cercando informazioni sui propri cari: «Come a Cutro assistiamo alla tragedia dei dispersi in terra, persone che sono prese in carico solo dalla buona volontà delle organizzazioni della società civile e dei volontari. Ma lo Stato dov’è? Lo Stato che ci rappresenta, che garantisce e tutela i diritti e la dignità di tutti, soprattutto degli ultimi, a Roccella dov’è? Con questo comunicato la Rete 26 Febbraio intende lanciare un appello accorato al Presidente Mattarella, che in occasione della strage di Cutro si mise al fianco dei familiari e promise, e mantenne, il supporto dello Stato nell’accoglienza, nel sostegno psicologico e sociale. Chiediamo anche ora a Roccella che lo Stato si faccia carico del sostegno ai familiari, che sostenga e promuova il prelievo celere e capillare dei DNA per permettere i riconoscimenti anche attivando la rete diplomatica laddove i familiari non possano raggiungere l’Italia e soprattutto che ci si attivi per permettere il rimpatrio delle salme. Presidente – concludono le associazioni della Rete 26 febbraio -, i corpi martoriati dei morti di Roccella chiedono che sia garantita loro la stessa dignità dei morti di Cutro, i familiari di queste vittime chiedono lo stesso rispetto, la stessa solidarietà dimostrata allora. Noi ci siamo. Ci sia anche lo Stato».