«Intimidire i benefattori non è un'opzione. Agisca chi ha il dovere". Con questo titolo dal tono perentorio, il quotidiano cattolico Avvenire reagisce alle proteste messe in atto da alcuni manifestanti al'arrivo dei migranti della nave "Diciotti", smistati nei vari centri scelti dalla Cei per l'accoglienza (tra questi anche Cassano allo Ionio). Lo scontro tra le idee della Chiesa e la strategia del Viminale in tema di immigrazione è ormai più palese. Si cerca di rimanere nei limiti del dialogo, ma con la dialettica al vetriolo del ministro, che rischia di aizzare gli animi invece di calmierarli, questa strategia non è sempre percorribile.

 

La Cei, dalle pagine del suo quotidiano, mette nero su bianco l’appello al ministro Salvini affinché intervenga contro i fenomeni di recrudescenza razzista, gli striscioni offensivi, le minacce sul web, le violenze verbali e fisiche, gli atti di bullismo. Tutti fenomeni a cui gli immigrati sono soggetti con sempre maggior violenza a causa della coltre di odio e sospetto che ormai li avvolge. Odio fomentato dall’alto.

 

Il corsivo non firmato, che esprime evidentemente la linea del giornale nella sua interezza – e non poteva essere altrimenti- richiama alle Sacre Scritture. "Si tratta di mettere in pratica il Vangelo, concretamente - prosegue -, rispondendo a una crisi umanitaria e ai bisogni specifici di persone che in questo modo troveranno una seconda chance per le proprie esistenze. I giovani eritrei, in piccolissimi gruppi, da Vicenza ad Ascoli, da Milano a Pistoia a Taranto, a Cassano, troveranno un percorso di integrazione che li porterà, se vorranno, a diventare cittadini ben inseriti".

 

"Non invadono e non 'sostituiscono', come diceva un becero slogan proposto da Forza Nuova, sentenziano vescovi. Quello che andrebbe sostituito, e rapidamente, è il clima di intolleranza che sembra avere acquisito spazio e impunità nel Paese. Come se intimidire chi lavora per i poveri e per il bene pubblico sia un'opzione politica al pari di tante altre forme di propaganda", aggiunge il quotidiano della Cei, che conclude: "Una deriva da fermare. E il compito spetta, secondo l'architettura istituzionale, proprio al Ministero dell'Interno e al suo titolare"