Si moltiplicano sui social i messaggi dei calabresi bloccati a migliaia di chilometri da casa, indirizzati alla presidente della Regione Jole Santelli. Anche le forze politiche prendono posizione
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L’ordinanza con la quale Jole Santelli, lo scorso 22 marzo, ha chiuso i confini della Calabria per contenere il contagio da coronavirus, provvedimento reiterato dalla presidente per altre due volte ed ancora in vigore, consente lo spostamento delle persone in entrata e in uscita dal territorio regionale solo in due casi: comprovate esigenze lavorative legate all’offerta di servizi essenziali e gravi motivi di salute. Non il ricongiungimento familiare.
In trappola
E così centinaia di ragazzi, soprattutto studenti fuori sede, sono intrappolati a migliaia di chilometri di distanza dai genitori, e vivono una situazione di profondo disagio sia per l’isolamento cui sono costretti sia per le spese che continuano a sostenere senza motivo. Ma ci sono anche giovani emigrati per lavoro, rimasti senza occupazione e mezzi per mantenersi.
Esilio ingiusto
C’è poi anche un profondo senso di ingiustizia che pervade il loro stato d’animo: hanno scelto di rispettare le regole pagando un prezzo che ai furbi, quelli che, tanto per fare un esempio, hanno assaltato la stazione di Milano, non è toccato.
La petizione on line
In tempi di guerra si parlerebbe di corridoio umanitario. In realtà, quello che chiedono alla Regione è dettare le regole per disciplinare il rientro in sicurezza. A Cosenza, alfiere di questa battaglia è Antonio Iaconianni, promotore di una petizione on line che ha già superato quota mille sottoscrizioni, dirigente del Liceo Classico Telesio e genitore di ragazzi fuori sede. «L’onorevole Santelli dovrebbe progettare il ritorno in tutta sicurezza dei nostri giovani - dice - In caso contrario dovrà assumersi tutta la responsabilità nella malaugurata ipotesi in cui dovesse succedere loro qualcosa».
Bloccati da cinquanta giorni
Con il passare delle ore intanto si moltiplicano gli appelli sul web. Le storie sono le più diverse. Quella di Claudia, insegnante di sostegno part time in una scuola primaria con il compagno musicista, anche lui rimasto disoccupato, bloccati da oltre cinquanta giorni in un monolocale da 40 mq a 900 euro al mese, sta diventando virale: «Ci hanno espressamente detto che questo non è un motivo valido per rientrare a casa, in Calabria, il 3 maggio – ha scritto sui social rivolgendosi alla presidente della Regione - Ora le chiedo, quale è allora la motivazione giusta per non incorrere in blocchi e sanzioni? Non abbiamo più la possibilità di mantenere un affitto qui, e soprattutto sono 54 giorni che viviamo in questa situazione di disagio, soprattutto a livello psicologico».
Rischiamo di finire in mezzo alla strada
«Dobbiamo essere costretti a vivere in mezzo ad una strada - aggiunge - Le chiedo di dare la possibilità di rientrare a tutte le persone che vivono in queste condizioni, a tutti quei fuorisede che hanno perso il lavoro, a tutti gli studenti e lavoratori precari che hanno famiglie che non riescono più a far fronte alle spese di sostentamento e di affitto, a tutti i ragazzi che sono chiusi in topaie e stanze di 20 mq soli e lontani da ogni affetto».
Non voltateci le spalle
«La quarantena non è uguale per tutti e ha effetti devastanti su ognuno di noi - sostiene Claudia - soprattutto le persone più fragili, a livello psicologico e sociale. Non abbiamo fatto la scelta affrettata di rientrare giù, per tutelare la nostra amata terra. Ma ora la nostra terra non può voltarci le spalle, non può voltarsi indietro e lasciarci soli».
La posizione del Pd
Sulla questione interviene il Partito Democratico. «Questi cittadini hanno consapevolmente assunto un atteggiamento responsabile e civicamente irreprensibile, allorché hanno rifiutato di partecipare a quell’esodo di massa verificatosi, soprattutto, nella prima decade dello scorso marzo e che non pochi danni ha prodotto alle nostre latitudini» scrivono i componenti del gruppo Pd in consiglio regionale Mimmo Bevacqua, Carlo Guccione, Nicola Irto e Luigi Tassone.
Premiare chi ha seguito le regole
«Si valuti l’opportunità, dopo un’assenza così lunga, di consentire loro di fare ritorno nella loro terra dove, naturalmente, osserverebbero il periodo di quarantena domiciliare, nonché la sottoposizione a eventuali prove tampone ritenute necessarie - aggiungono i consiglieri regionali democrat - Le istituzioni democratiche dovrebbero sempre incentivare le buone pratiche e concedere premialità a chi ha dato esempio chiaro di rispetto delle regole e di perseguimento del bene della collettività».
La proposta di Italia Viva
«Non chiediamo di aprire le porte della nostra Regione – scrivono in una nota gli esponenti di Italia Viva - ma di creare un corridoio, programmando il rientro di tanti ragazzi nelle loro abitazioni, per un'emergenza che non ha una data certa per la fine. Rientri programmati e verificati – questa la proposta renziana - tramite opportuna richiesta, adottando tutte le misure sanitarie di sicurezza, test sierologici alla partenza e quarantena obbligatoria per loro stessi e per le loro famiglie all’arrivo nelle proprie case».
Appello di Rifondazione
Rifondazione Comunista pensa sia necessario che la Regione si faccia carico delle spese di viaggio per coloro che hanno necessità di rientrare. «La dura crisi che il Paese sta affrontando non viene pagata da tutti allo stesso modo. Va a colpire chi è già in difficoltà: precari, disoccupati, studenti. Per questo non sono più rinviabili provvedimenti immediati e straordinari. Le rassicurazioni del governo sul nessuno sarà lasciato da solo, sono state finora disattese». Sugli studenti fuori sede poi la proposta è quella di istituire un fondo perequativo per contribuire alla spesa dei canoni di locazione secondo un criterio di proporzionalità. «Chiediamo, inoltre, ai rettori dei poli universitari calabresi – concludono - di prendere posizione in merito e di far proprio il nostro appello».
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Modello Sicilia
Da registrare anche la proposta di Azione Universitaria Calabria, orientata a concedere un sostegno economico alle famiglie degli studenti «per alleggerire il peso dell’emergenza, sulla scia del provvedimento preso dalla giunta Musumeci in Sicilia, che ha previsto lo stanziamento di sette milioni di euro per le famiglie degli studenti fuori sede».