Si discuterà la richiesta di revoca dell’obbligo di dimora. Secondo la Dda il presidente della Regione avrebbe commesso alcuni illeciti nella gestione di due appalti
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È fissata nella mattinata di domani l'udienza al Tribunale del Riesame di Catanzaro nella quale sarà discussa la richiesta di revoca dell'obbligo di dimora nei confronti del presidente della Regione, Mario Oliverio, accusato di abuso d'ufficio nell'ambito dell'indagine "Lande Desolate" su presunti appalti "pilotati" condotta dalla Dda del capoluogo calabrese.
Secondo l'ipotesi accusatoria, formulata dalla Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Nicola Gratteri, che in prima battuta per Oliverio aveva chiesto gli arresti domiciliari, non concessi dal Gip, il presidente della Regione avrebbe commesso alcuni illeciti nella gestione di due appalti dell'ente: tesi, invece, contestata dalla difesa di Oliverio, sostenuta dall'avvocato Enzo Belvedere, che ha motivato il ricorso al Riesame con l'insussistenza dei fatti addebitati al governatore calabrese, che fin dal giorno della notifica dell'obbligo di dimora nel suo comune di residenza, San Giovanni in Fiore, ha parlato di «accuse infamanti» a suo carico.
Il 20 dicembre, inoltre, il presidente della Regione è stato sottoposto all'interrogatorio di garanzia davanti al Gip: all'uscita dal tribunale di Catanzaro, parlando con i giornalisti, Oliverio ha dichiarato di aver respinto tutte le accuse e di aver chiarito la propria posizione, rivendicando la legittimità del suo operato, «sempre ispirato - ha affermato - all'interesse pubblico».
Ora si attende il pronunciamento del Riesame, che dovrà decidere sulla richiesta di revoca dell'obbligo di dimora a carico del governatore: secondo quanto si apprende, il Riesame dovrebbe depositare la propria decisione entro il 29 dicembre. Infine, Oliverio ha anche annunciato che in base al pronunciamento del Tribunale del riesame si determinerà anche sullo sciopero della fame che ha iniziato nel giorno stesso della notifica dell'obbligo di dimora in segno di protesta contro il coinvolgimento nell'inchiesta "Lande Desolate".