I finanzieri del gruppo di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di beni nei confronti di un affermato commercialista ed un noto imprenditore, i quali sono stati indagati per usura aggravata commessa in danno di un soggetto economico operante in città. In particolare, gli indagati sono l'imprenditore Giuliano Caruso e il commercialista Antonello Gianfranco Muraca.

 

Le indagini

Le indagini eseguite dal Nucleo Mobile del Gruppo Guardia di Finanza di Lamezia Terme  e dal comandante Fabio Bianco è risultato di particolare interesse investigativo, in quanto è stato disvelato un complicato sistema illecito di prestito usurario, al quale gli indagati hanno tentato di dare parvenze legali, distorcendo a proprio vantaggio complicate strutture giuridiche. In estrema sintesi, è stato infatti scoperto dai finanzieri che l’imprenditore vittima dell’usura, nel momento più grave di difficoltà finanziaria della sua azienda, è stato costretto (proprio in ragione di tale stato di bisogno) a sottoscrivere un contratto di “associazione in partecipazione” (peraltro regolarmente registrato) con il quale accettava dagli usurai l’apporto di capitali per 250.000 euro, che avrebbe dovuto restituire mediante il versamento di rate mensili con interessi pari ad oltre il 27% annuo. Tale strumento giuridico dell’”associazione in partecipazione”, quindi, in apparenza del tutto lecito, voleva celare quello che in realtà era soltanto un prestito usurario.

 

Il metodo

L’associazione in partecipazione, infatti, è un contratto di scambio con il quale - normalmente - l’associato apporta un finanziamento all’impresa e come contropartita partecipa agli utili della stessa. Nel contratto stipulato tra gli indagati e la vittima, invece, la clausola prevalente era quella che prevedeva, a fronte del finanziamento, un “reddito minimo garantito” annuo per gli usurai di 69.000,00 euro per sei anni, mediante rate di 5.750,00 euro al mese (per un totale di 414.000) e, al termine di tale periodo, anche - in aggiunta - la restituzione dell’intero capitale prestato, 250.000 euro, per una somma complessiva di ben 664.000 euro.

 

Il sequestro

Il tribunale - ufficio Gip - di Lamezia Terme, su conforme richiesta di questa Procura della Repubblica che ha condiviso l’assunto investigativo formulato dalla Guardia di finanza di Lamezia terme, ha disposto nei confronti delle due persone indagate il sequestro per equivalente di disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili fino alla concorrenza di 217.000 euro, pari alle somme che la vittima era riuscita, nel frattempo, a versare agli usurai, fino all’intervento della Guardia di finanza. Il sequestro ha interessato, quindi, disponibilità finanziarie appostate su rapporti accesi presso vari istituti bancari dai due indagati e quota parte di un appartamento di proprietà del commercialista.

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Le attività

Le due persone interessate dalle indagini, pertanto, dovranno rispondere del reato di usura continuata ed in concorso, con l’aggravante di aver commesso il fatto a danno di chi svolge attività imprenditoriale. L’operazione appena conclusa rientra in un più vasto dispositivo di repressione dei fenomeni criminali che incidono sull’economia locale, ai quali questo ufficio di procura cerca di porgere massima attenzione, evidenziando pure il dato preoccupante di alcuni professionisti che utilizzano le loro cognizioni tecniche e la loro opera a vantaggio di coloro che intendono agire illecitamente.

 

l.c.