I finanzieri di Lamezia Terme, coordinati dalla Procura locale, hanno notificato sette avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone, di cui quattro indagate per usura ed esercizio abusivo dell’attività creditizia e tre per favoreggiamento.

 

Quest’ultimi sono proprio gli imprenditori vittime dei reati che, sebbene messi di fronte all’evidenza dei fatti, avrebbero negato la loro condizione agli investigatori. Ciononostante le Fiamme gialle sono riuscite comunque a chiudere il cerchiodelle indagini analizzando, fra l’altro, i conti correnti bancari dei tre imprenditori e delle rispettive ditte in difficoltà economica, riscontrando che tra i movimenti in entrata e quelle in uscita ve ne erano alcuni “sospetti” e proprio con le persone che successivamente sono state indagate per usura.

 

La ricostruzione dei rapporti finanziari esistenti tra le vittime e i presunti usurai è stata resa particolarmente difficile non solo dalla mancata collaborazione delle vittime ma anche perché a “copertura” delle operazioni illegali di interscambio di denaro, era stata precostituita una serie di insidiosi documenti che, al termine delle investigazioni, si sono poi rilevati del tutto fittizi; il loro scopo era soltanto quello di dare una parvenza di legittimità legale a quelle che invece erano operazioni di finanziamento usurario.
Nonostante tutto i finanzieri sono riusciti a determinare esattamente anche i tassi di interesse usuraripraticati e che si aggiravano da oltre il 51% fino a più del 93% annuo.

 

I nomi: Ferdinando Greco di 40 anni, Giuliano Caruso di 40 anni, Antonio Arcieri di 84 anni, Giovanni Giampà di 45 anni, figlio del defunto Pasquale Giampà "‘tranganiello".

 

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