VIDEO | Diversi gli extracomunitari in Calabria che pur lavorando e con garanzie non riescono a trovare casa. Per l'associazione "progetto sud" non si può però parlare solo di razzismo
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«Una casa sicura, un posto in cui tornare è il minimo per potere stare bene». All’indomani della denuncia di un gommista lametino in merito alle difficoltà trovate dai lavoratori stranieri nella ricerca di un alloggio, abbiamo ampliato la nostra indagine contattando anche altri extracomunitari i quali non hanno negato di trovarsi spesso di fronte a veri e propri muri.
«Non vogliono neanche incontrarci»
«Quando chi mette l’annuncio per fittare una casa, sente il nostro accento straniero, non vuole più parlare con noi. Non vogliono neanche incontrarci, chiudono la comunicazione», ci racconta un ragazzo che vive da sette anni in Italia, parla benissimo italiano e non nasconde la sofferenza che prova ogni volta che si ritrova di fronte ad una situazione simile.
Il sostegno
A sostenere gli stranieri nella ricerca di una casa c’è a Lamezia, la comunità Progetto Sud che, tramite Prop Calabria, ha l'obiettivo di creare un sistema integrato di presa in carico, supporto, gestione, accompagnamento all'inserimento socio-lavorativo e all'autonomia delle persone migranti. Lorena Leone, responsabile del servizio, offre una lettura sobria del fenomeno. Da un lato non nasconde le difficoltà per gli stranieri a trovare alloggio, ampliandole non solo a Lamezia, ma alla Calabria in generale; dall’altro non inquadra la questione solo come razzismo, ma come una più ampia diffidenza legata, magari, ad esperienze precedenti: «Ci occupiamo di persone che sono stabili sul territorio, che lavorano e hanno una posizione. Spesso facciamo da filtro e percepiamo da parte dei proprietari di casa delle resistenze, ma non solo per discriminazione. Succede anche che le garanzie che i beneficiari dei nostri progetti portano, come le buste paga, non bastino. Bisogna però dire che abbiamo avuto anche delle esperienze positive anche con importanti rapporti di amicizia tra titolari, affittuari e vicinato. Lo scoglio per noi è sopratutto superare la diffidenza iniziale».
«Non fittiamo agli africani»
Un quadro decisamente negativo è quello raccontato da una ragazza nigeriana, Hellen, che ha deciso di affidare il suo sfogo a dei volantini adesivi lasciati in città. La donna, che lavora nei campi di cipolla a Campora, spiega di potere sostenere un affitto ma di essersi sentita più volte dire in faccia «non fittiamo agli africani». Un cane che si morde la coda visto che la residenza è necessaria per avere i documenti in regola.