Il dominio dei “cassamortari” era noto da tempo. Le potenti imprese funebri avevano la forza dell’intimidazione ma anche quella dei buoni uffici in politica, nella burocrazia e negli uffici dello Stato. Il business si era arricchito con il nolo delle ambulanze. Un paradosso: l’Asp noleggiava i mezzi perché i propri erano usurati e loro fornivano il servizio con mezzi fatiscenti
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Al di là dell’evoluzione giudiziaria della vicenda che ha portato all’arresto dell’ex parlamentare Pino Galati e dell’ex direttore generale dell’ASP di Catanzaro, Giuseppe Perri, vi è l’aspetto più preoccupante e non più tollerabile di come vanno le cose nella Pubblica Amministrazione della nostra Regione e, più in generale, nel Sud. La vicenda delle imprese funebri padrone assolute dei pronti soccorsi, di alcuni reparti ospedalieri, che impongono la loro egemonia ai congiunti dei deceduti, al personale sanitario, apprendere che i “cassamortari” hanno accesso ai Computer dell’ospedale, hanno le chiavi degli uffici che neanche il personale possiede, così come si evince in questa inchiesta giudiziaria, ha qualcosa di squallido, di sinistro e mette alla berlina un’intera classe dirigente politica e burocratica. Ripeto, questa considerazione, vale a prescindere dagli aspetti processuali, delle singole posizioni giudiziarie e, al di la dell’esito processuale finale.
A questo punto, c’è da augurarsi che nessuno che abbia responsabilità politiche e amministrative o che le abbia avute nel passato, faccia il finto tonto e che, ipocritamente, faccia intendere di scoprire questo schifo solo oggi. No, tutto ciò era noto da tempo. A Lamezia Terme che Putrino e Rocca fossero i padroni assoluti dell’ospedale lo sapevano tutti da almeno 5 lustri. In una intercettazione, proprio l’ex direttore generale Giuseppe Perri, coinvolto nell’inchiesta, in una conversazione con Mimmo Tomaino, cita un episodio che faceva riferimento alla gestione Maione, il quale, aveva diretto la vecchia ASL oltre 20 anni addietro. Dunque, tutti sapevano qual era l’andazzo. E tutti sapevano che Putrino e Rocca erano referenti delle cosche dominanti del lametino: i Iannazzo. Politici, manager pubblici, degenti, personale, forze dell’ordine. Tutti, nessuno escluso, erano a conoscenza su chi dirigeva i giochi all’ospedale di Lamezia Terme. Le potenti imprese funebri avevano la forza dell’intimidazione ma anche quella dei buoni uffici in politica, nella burocrazia e negli uffici dello Stato. Putrino negli ultimi tempi si occupava anche di accoglienza di immigrati, un CAS, ubicato sulla costa tirrenica. Avevano contiguità e complicità con tutti i presidi pubblici del territorio. Un dominio esteso agli interventi e ai decessi degli incidenti stradali e quant’altro. Insomma, i “cassamortari” erano e sono stati i padroni di tutto il territorio dell’ASP lametina.
Un business, al quale, negli ultimi anni si era aggiunto quello del servizio del nolo delle ambulanze del 118 che, secondo quanto contenuto nell’inchiesta, svolgevano con mezzi inadeguati e usurati. Un paradosso: l’ASP noleggiava i mezzi perché quelli di proprietà erano ormai usurati e li affidavano alle aziende dei cassamortari che lo svolgevano con mezzi altrettanto usurati. Sarebbe curioso conoscere i costi generali di questo servizio, per comprendere come mai le Asp non utilizzassero queste risorse per acquistare mezzi nuovi ed efficienti. Il sospetto che tutto fosse funzionale proprio al business del nolo, dunque, è molto forte. Prendere atto di questi drammatici e squallidi paradossi e poi ascoltare il commissario per il rientro del debito sanitario calabrese Massimo Scura beccarsi con il Presidente della Regione Mario Oliverio, su argomenti surreali che riguardano la Sanità, oltre che un brivido lungo la schiena, provoca un moto di rabbia indefinibile per la vuotezza di una classe dirigente usurata e inservibile.
A questo punto, il problema non è più tanto sapere che fine farà questa ulteriore inchiesta giudiziaria che ha riguardato la PA, ma comprendere, invece, cosa succederà in futuro, considerato che, alcuni dei protagonisti di questa indagine erano già stati coinvolti in altre inchieste ma erano ritornati tranquillamente al loro posto. Il cliché che si segue in Italia, infatti, è ormai consolidato: finito il clamore, tutto ritornerà come prima. Svanito il rumore, spenti i riflettori dei media, niente di più facile che i Putrino, i Rocca o i loro satelliti disseminati per tutto il comprensorio, ritorneranno a presidiare l’ospedale, a occupare gli uffici, a controllare l’ospedale. Si, perché Gratteri o non Gratteri, in questa Repubblica delle banane che è l’Italia funziona così. I nodi che dovrebbero essere sciolti dovrebbero essere questi, invece di discutere inutilmente di riforme della prescrizione o di altri demenziali e sterili argomenti legati al nulla.
Pa.Mo.