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Lamezia Terme, ex comune di Sant’Eufemia, via del Mare. Prima che la zona divenisse una nuova China Town, con un susseguirsi quasi senza soluzione di continuità di ingrossi cinesi, in un locale al piano terra c’era una rosticceria. Poi questa è stata confiscata alla mafia ed affidata all’associazione senza scopo di lucro Sincronia.
Un’associazione nata dopo essere stata prima un gruppo di auto aiuto che vedeva coinvolti ragazzi con disabilità psichica e i loro genitori. Dal 2003 l’affidamento del locale che trovarono completamente devastato. Gli ex proprietari avevano divelto una ad una le mattonelle dal pavimento, distrutto i sanitari, distrutto gli impianti per le utenze. Ma i ragazzi, che ora hanno in media quaranta anni, e i loro genitori si tirarono su le maniche e con impegno, olio di gomito e il sorriso dettato da un nuovo orizzonte, rimisero in sesto quei locali facendoli diventare la loro sede. Qui si ritrovano tre volte a settimana, fanno sport, attività ludico ricreative, si occupano della spesa a turno e poi cucinano e pranzano insieme. Momenti di condivisione, crescita e serenità per loro ma anche per le loro famiglie in cui vengono aiutati dai volontari del servizio civile.
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Ma da tempo qualcosa si è incrinato in quella che era la routine dell’associazione. Per molto tempo un privato a costo zero ha messo a disposizione un pulmino per andare a prendere a casa e riportare i ragazzi stante anche la posizione non centrale dell’associazione, poi questo si è dovuto ritirare. La Lamezia Multiservizi, ci racconta il presidente Renato Nunnari, è allora subentrata ma non può garantire più di un viaggio al giorno, quello di andata. Il mezzo messo a disposizione è una scuolabus in cui degli adulti faticano, ci spiega, a stare seduti. Ci vorrebbe un mezzo più idoneo o, questa è la priorità, un mezzo che accompagni anche al ritorno i ragazzi a casa. Un appello rivolto anche ai commissari prefettizi e fino ad ora caduto nel vuoto. Paradossalmente, spiega ancora Nunnari, «se qualcuno di noi non potesse andare a prendere i proprio figli incorreremmo nel reato di abbandono di incapace».