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Vogliono parlare con i commissari straordinari i rom del campo di Scordovillo. Vogliono spiegare in che realtà vivono, di come andare via da lì sia qualcosa di impellente, di non più rimandabile, ma anche alcuni “accorgimenti” che fino ad ora non sono stati presi in considerazione.
Come ad esempio il fatto che ogni volta che una famiglia ‘viene sgomberata’ e le viene offerta una casa, se il container o la baracca non viene immediatamente rasa al suolo, questa viene immediatamente occupata da un'altra famiglia. In questo modo il campo continua crescere, la sua nomea di accampamento più grande del Sud Italia rimane intatta.
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E poco credono loro in quella unità di progetto che è stata costituita per smantellare il campo entro il 2020. Hanno visto troppi politici fare promesse, si sentono merce di scambio, specie in campagna elettorale. Intanto, quella piovra che è il campo continua a vivere e sussultare.
Con le piogge di questi giorni le fogne sono tracimate richiedendo l’intervento della Municipale e dell’autospurgo. Molti rom girano tra le baracche con stivaloni di gomma, le voragini della pavimentazione diventano piscine, l’odore è insopportabile.
Non possono aspettare due anni perché torni ad essere eletto un sindaco, il loro messaggio deve arrivare alla triade commissariale. Ecco perché chiedono un incontro de visu. Lo raccontano a LaCNews24 tra un cumulo di spazzatura e un altro, alle spalle il vecchio muro perimetrale di una vecchia baracca diventata discarica, la parte superiore di una carriola trasformata in braciere per trovare sollievo alle temperature gelide di questi giorni.