Intervento del presidente dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme Dina Marasco sui tempi biblici della giustizia dovuti alla carenza di organico
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Tempi biblici, lustri, decenni, anche solo per portare a sentenza un processo civile. Succede a Lamezia Terme. A fotografare la situazione di grave emergenza che attanaglia il foro lametino è il presidente dell’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme Dina Marasco.
«Solo per fare degli esempi concreti – spiega Marasco - sul ruolo civile abbiamo ancora incardinati in primo grado giudizi pendenti da 20-30 anni (uno addirittura da 32), più di mille pendenti da 10-20 anni, quasi 2000 pendenti da 5- 10 anni e qualche altro migliaio che ha già superato la durata ritenuta equa di tre anni».
«Sul ruolo di lavoro e previdenza sono ancora pendenti giudizi iscritti a ruolo 13, 15 e addirittura 16 anni fa, decine di giudizi iscritti sette, otto, nove e dieci anni fa. Per non parlare del ruolo penale, già in buona parte sfoltito per l’intervenuta prescrizione dei reati. Sul ruolo monocratico – continua Marasco - pendono ancora giudizi iscritti nel 2004, 2005, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012».
«La realtà giudiziaria locale – spiega il presidente - si caratterizza per la cronica scopertura dei posti in organico, di per sé già inadeguato, carenza di personale amministrativo, assegnazione estemporanea solo di magistrati di prima nomina di mero passaggio (a volte vere meteore), affidamento a giudici onorari della gestione di gran parte del contenzioso, anche di cause delicatissime, difficoltà di comporre i Collegi, sovraccarico dei ruoli».
« Tutto ciò – commenta Marasco - oltre a tempi biblici e incompatibili con la durata media della vita di un essere umano, comporta l’inesorabile e progressiva perdita di qualità della risposta giudiziaria e la progressiva perdita di autorevolezza e credibilità della giurisdizione».
«In conclusione, il dato più rilevante e, nel contempo, preoccupante è che tra tutti gli operatori e comuni cittadini, a Lamezia Terme come in tutte le altre realtà calabresi, si registra un senso profondo di sfiducia nell’amministrazione della giustizia cui occorrerebbe rimediare con misure finalmente concrete di investimento e di aumento e copertura di organico, sia giudiziario che amministrativo».
«Tutto il resto, riforme demagogiche e populiste comprese – conclude - serve solo a ricercare facili consensi. Sarebbe ora di sottrarre allo scontro politico temi come quello della giustizia, perno fondamentale di un ordinamento democratico e liberale, e di mettere in campo azioni condivise e, soprattutto, frutto di competenza».