VIDEO | Su 30 ore settimanali di lezioni, solo per 5 è garantita la presenza dell’assistente. Il tutto una fase delicata in cui le nuove regole Covid richiedono ancora maggior supporto a chi è più fragile (ASCOLTA L'AUDIO)
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Un rientro tra i banchi auspicato da tempo quello dei bambini autistici. Un ritorno alla socialità, a giornate scandite, ma anche a quel senso di appartenenza che la scuola dà. Un ritorno però già difficile perché imporre il distanziamento a chi soffre di disturbo dello spettro autistico non è semplice e limita ulteriormente chi già fatica oltre modo a trovare un gancio tra il suo mondo e quello esterno.
Ma ad aggravare il tutto a Lamezia Terme è la mancanza di assistenti educativi. Ce ne eravamo occupati già lo scorso anno, quando durante la gestione commissariale, per i bambini con disabilità il Comune riuscì a dare solo un’ora e mezza a settimana di assistenza educativa.
Quest’anno le ore sono aumentate a cinque, i bambini da 81 a 128. Un passo avanti rispetto allo scorso anno, ma un grande gap dal punto di vista pratico che costringe i genitori a posticipare il loro ingresso a scuola o ad anticiparne l’uscita.
«Non possono stare soli – ci spiega Gabriella Mazzocca, mamma e componente dell’Angsa (Associazione nazionale genitori soggetti autistici) - se così fosse non avrebbero bisogno nemmeno dell’insegnante di sostegno. È stato loro riconosciuto un deficit grave. Apprezziamo l’implementazione delle ore dallo scorso anno, ma bisogna anche ragionare sul fatto che prima godevano di quindici ore di assistenza educativa, ora solo cinque a settimana».
Una sensibile riduzione, insomma, del monte orario iniziale, un terzo circa, che lede il diritto allo studio dei piccoli e allo stesso tempo ne rimarca la loro posizione di fragilità rispetto ai loro compagni. Si susseguono così giornate in cui si entra prima o si entra dopo per potere incastrare le lezioni con quelle con assistenza.
Nel frattempo i genitori fanno salti mortali e giochi di prestigio per essere presenti e, a volte, lasciano il lavoro. Un quadro drammatico in cui il diritto allo studio viene schiacciato, ma anche le famiglie faticano a vedere riconosciuti i propri diritti.
Il tutto in una parentesi temporale indefinita e nuova che impone rigide regole a salvaguardia della salute difficili da metabolizzare e applicare per tutti, ancora di più per chi vive con il filtro dello spettro autistico.