Il Tribunale di Lamezia Terme – Angelina Silvestri presidente, Rosario Aracri e Adriana Marasco a latere – ha assolto dall’accusa di concorso in bancarotta fraudolenta il sindaco di Gizzeria Francesco Argento e Alfredo Argento, amministratori della Fratelli Argento srl, e Domenico Cerra, titolare dell’omonima ditta individuale, tutti difesi dal professore Mario Murone. Assolti anche Michelino Argento, rappresentante della Argento Group, e Carmelino Scalise, rappresentante della Trans express, difesi dall’avvocato Franco Giampà.
Condannato a tre anni per bancarotta fraudolenta Luigi Barbagallo, amministratore della Poliservice, difeso dall’avvocato Francesco Iacopino. Il pubblico ministero, Gualberto Buccarelli, aveva chiesto la condanna a quattro anni di reclusione per tutti gli imputati tranne Barbagallo, per il quale aveva invocato sei anni di reclusione.

I fatti oggetto di contestazione risalgono al 2010.

Le indagini sono state avviate dopo il fallimento, dichiarato nel 2010, della Poliservice. La società, secondo l’accusa, era stata costituita ad hoc nel 2008 per consentire alle altre, riconducibili ad un ristretto nucleo familiare, di conseguire illeciti risparmi di imposte e contributi previdenziali e assistenziali, per poi essere destinata, a causa degli ingenti debiti erariali accumulati, al fallimento per insolvenza, dopo aver distratto il patrimonio e i ricavi e avere creato passività per quasi quattro milioni di euro.

Il sistema utilizzato, secondo l’accusa, era quello della stipula di contratti di “associazione in partecipazione” tra la Poliservice e le altre imprese, che avevano licenziato formalmente quasi tutti i loro dipendenti per farli assumere, “sulla carta”, dalla prima. Quest’ultima impiegava lo stesso personale, circa 300 dipendenti, nelle attività lavorative svolte dalle altre società. In realtà, secondo l’accusa, i dipendenti continuavano ad essere gestiti, e in alcuni casi remunerati, direttamente dalle imprese di provenienza.

Gli imputati, dopo l’operazione condotta nel 2013, sono stati rinviati a giudizio nel 2016. Dopo quasi dieci anni la sentenza assolve cinque persone alle quali restituisce beni sequestrati per un valore di quattro milioni di euro.