I bacini montani che rappresentano una irrinunciabile riserva d’acqua sono al 22 per cento della loro capienza. Il presidente del Consorzio di bonifica Roberto Torchia lancia l’allarme con una lettera aperta e sollecita l’applicazione del protocollo d’intesa sottoscritto a gennaio
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«Non pare che le politiche di gestione dell’acqua abbiano in questo momento l’obiettivo precipuo della conservazione dell’acqua nei due bacini silani ed i volumi di acqua continuano a prendere la via del mare». Così il presidente del Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese, Roberto Torchia, che con una lettera aperta lancia l’allarme sulla crisi idrica incombente con l’approssimarsi dell’estate. E non è la prima volta.
Era infatti l’agosto del 2021 quando, con un video che fu deflagrante di fronte ad una Calabria assetata, denunciò che c’era chi gettava a mare acqua utilizzata per uso industriale: «Crediamo - disse allora - sia giunta l'ora di impedire che centinaia di milioni di metri cubi d'acqua di proprietà pubblica vadano a finire a mare, mentre intere comunità ed il comparto agricolo e turistico si trovino assetati per interi periodi dell'anno». Affermazioni con le quali Torchia puntava il dito contro la Regione Calabria che a suo dire continuava a gestire l’acqua secondo principi “commerciali” e in forza di una convenzione risalente a più di 50 anni prima.
Oggi sembrerebbe non sia cambiato molto e la questione si ripropone in tutta la sua drammaticità: «Temo che il 2023 si stia già confermando peggiore - scrive Torchia nella nuova lettera aperta -, perché, salvo un consistente rinforzo delle piogge primaverili, è molto probabile che gli effetti della scarsità d’acqua saranno ancora più intensi».
Un allarme che è cresciuto durante l’inverno che si è appena concluso: tanto che nell’ottobre scorso si è rischiato il collasso con la società A2A che è sembrata sempre più padrona dell’acqua silana, svuotando i laghi senza che la Regione ne sapesse nulla.
Rispose A2A e dopo anche lo stesso presidente Occhiuto in visita a Crotone anche per altre questioni. Che il problema non sia certo “solo” la convenzione del 1968 che permette ad A2A di utilizzare l’acqua dei laghi silani con gli interessi privati che detiene legittimamente, è dimostrato dal contenuto di un documento sottoscritto nel gennaio scorso da tutti i Comuni che dipendono dai bacini silani, dalla Provincia di Crotone e dalle organizzazioni datoriali e sindacali. Documento, richiamato oggi da Torchia, che contiene tre proposte operative che fanno leva principalmente sul monitoraggio costante e sulla tutela delle risorse idriche a disposizione (bacini e sorgenti), ma che è rimasto sostanzialmente lettera morta. Eppure, i segnali evidenziati dal presidente del Consorzio nella sua lettera aperta sono di inequivocabile allarme: «Alla data del 1° marzo, i due bacini silani avevano 35 milioni di mc a fronte di una capienza di 160 milioni di mc». Cioè poco meno del 22%.
In altre parole, è tempo di darsi una mossa per scongiurare un’altra, e probabilmente forse più grave, estate senza acqua.
Il testo integrale della lettera aperta firmata da Torchia:
«La primavera e l’estate del 2022 ci avevano fatto toccare con mano, un assaggio delle conseguenze di un clima che cambia. Temo che il 2023 si stia già confermando peggiore, perché, salvo un consistente rinforzo delle piogge primaverili, è molto probabile che gli effetti della scarsità d’acqua saranno ancora più intensi.
Come abbiamo potuto sperimentare, gli ultimi mesi del 2022 sono stati caratterizzati da una crisi idrica per il nostro territorio senza precedenti. Non solo i reiterati problemi sul bacino del Tacina (Isola e Cutro per intenderci) hanno compromesso la piantumazione degli ortaggi autunno-invernali, ma è arrivata anche la carenza idrica sul bacino del Neto. Come non ricordare, con profondo sgomento, la comunicazione della Regione Calabria ai comuni di Crotone e Rocca di Neto che la disponibilità della risorsa di acqua potabile fosse solo di 21 giorni. Ed anche le riunioni in Regione e in Prefettura, ove si apprendeva che i laghi Arvo ed Ampollino erano quasi vuoti (cosa mai accaduta!).
La convinzione che una crisi può, se affrontata con metodo, essere anche una opportunità, ci ha indotto, come Consorzio di Bonifica di Crotone, a percorrere l’obiettivo di far assumere alla classe dirigente del nostro territorio la piena consapevolezza di tutto quello che riguarda la gestione dell’acqua. Abbiamo dunque stilato un documento che, pur non avendo la pretesa di essere esaustivo, pensavamo e pensiamo fosse da condividere e rielaborare con tutti gli Enti interessati: amministrazione provinciale e comunali, associazioni di categoria e sindacati con guida Regione Calabria.
Abbiamo messo a fuoco le questioni che ruotano intorno al governo dell’acqua, affinché la Regione potesse dare indirizzi coerenti e coordinati per affrontare la situazione in un’ottica non solo di breve periodo.
In sostanza, proposte operative per porre rimedio ad una situazione che porta nocumento a settori vitali e non solo dell’economia della nostra provincia. Con l’ordine di priorità previsto per legge: uso civile, agricolo, turistico, industriale.
Abbiamo parlato e scritto di opportunità, così come ci siamo imposti da tempo anche operativamente tanto da non perdere un solo secondo nel progettare e farci assegnare risorse da tutti i piani di finanziamento vecchi e più recenti; perché siamo in campo da tempo in una innovazione metodologica con la legittima ambizione di risolvere talune problematiche. L’assunzione della consapevolezza e della complessità delle questioni è nodo vitale perché, in una visione complessiva, permette anche di rivendicare unitariamente e nel rispetto dei ruoli, quanto la logica ed il buon senso dovrebbero consentire e consentono. Siamo un territorio fragile, debole, piccolo che però non si è mai arreso ne vuole arrendersi!
In gennaio il documento sottoscritto quasi da tutti è stato consegnato alla Regione. Esso contiene tre proposte:
1. Far conservare il più possibile l’acqua nei due bacini silani. In stagioni di siccità cosi acuta dovrebbe essere una cosa normale e di buon senso. Per essere più chiari, i rilasci di acqua ai fini idroelettrici dovrebbero essere collegati ai fabbisogni del territorio (potabile, agricolo, industriale)
2. Per evitare quanto accaduto a fine 2022, occorre monitorare collegialmente (Regione, A2A e rappresentanze Istituzionali del territorio) con cadenza trimestrale i livelli dei bacini al fine di poter programmare consapevolmente le attività economiche.
3. Fare un catasto delle sorgenti idriche al fine di mettere a conoscenza della reale disponibilità di acqua.
Siamo ora giunti a marzo 2023. Varie riunioni si sono tenute presso la Cittadella regionale. Alla data del 1° marzo, i due bacini silani avevano 35 milioni di mc a fronte di una capienza di160 milioni di mc.
La situazione è dunque preoccupante almeno per quanto riguarda l’agricoltura. Speriamo di sbagliare, ma non pare che le politiche di gestione dell’acqua abbiano in questo momento l’obiettivo precipuo della sua conservazione nei due bacini. Registriamo infatti, forse in una misura ridotta rispetto all’anno scorso, che i volumi di acqua continuino a prendere la via del mare. A costo di essere pedissequi ed oramai anche fastidiosi, ribadiamo che in questa situazione conclamata di carenza idrica, che la produzione idroelettrica, quindi i rilasci di acqua, se non saranno commisurati ai fabbisogni del territorio, non riusciremo ad aumentare le riserve nei due bacini.
È indubbio che la crisi idrica quest’anno si presenti con una maggiore accentuazione delle problematiche. Non sembra che sia cambiato nulla in merito all’approccio sulla gestione della risorsa. In più, questa situazione climatica, non più eccezionale, che imperversa in tutta la penisola, necessita di un perentorio e deciso intervento per tentare di attenuare le conseguenze di tipo economico che appesantiranno maggiormente le nostre imprese, ribadendo, con ancora più dati oggettivi a disposizione, il coinvolgimento, oltre a quelle agricole, di altri diversi settori “essenziali”.
Ci stiamo avvicinando alla stagione irrigua nella totale incertezza. Cosa questa che mal si sposa con le necessità di programmazione delle aziende. Siamo convinti che si deve dare seguito, come territorio, a marcare il contenuto del documento concertato, per fare in modo che la nostra classe dirigente assuma, sempre più, maggiore consapevolezza sulla complessità delle questioni. Si dovrebbe finalmente comprendere che nessuna soluzione pioverà dal cielo. Ed il territorio deve saper rivendicare con perentorietà ed autorevolezza questioni vitali come queste dell’acqua, a maggior ragione se sono state già più volte promesse iniziative concrete ed assunzioni di responsabilità chiare.
Pitagora diceva: “Scegli sempre il cammino che sembra il migliore anche se sembra il più difficile”».