La giovane donna e i suoi due bambini morirono travolti dall’acqua durante un nubifragio, lasciando da solo papà Angelo. Cinque gli indagati tra i quali tre dipendenti della Provincia
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Una pandemia di mezzo, un dolore e una sofferenza difficili da contenere e decifrare. Sono passati tre anni dal giorno in cui a San Pietro Lametino si persero le tracce durante un violento temporale di Stefania Signore e dei suoi piccoli Christian e Nicolò. Stavano tornando a casa a Mortilla, dopo una giornata di lavoro per la madre e di scuola per i piccoli. Ma le forti piogge trasformarono la strada in un fiume in piena e nell’ultimo capitolo di una vita che aveva ancora tante pagine bianche da scrivere.
Con una telefonata Stefania chiese aiuto, cercò di spiegare in che situazione si trovasse, poi il nulla, il telefono che suonava e vuoto la sua macchina abbandonata a bordo strada. Una nottata da incubo per il marito Angelo Frijia che li cercò fino all’alba, mentre la sua famiglia sembrava essere stata inghiottita dal buio intenso, dal fango e dall’asfalto viscido.
Solo l’indomani mattina i vigili del fuoco avrebbero trovato i corpi di mamma Stefania e di Christian. Mancava quello del più piccolo. Dopo una settimana intensa di ricerche che videro la partecipazione di centinaia di volontari da tutta la regione, un piccolo pezzo di stoffa azzurro, a poche ore dalla celebrazione dei funerali, sembrò essere quel segno dal cielo affinché Nicolò, due anni appena, non rimanesse solo tra rami, fanghiglia e aria di morte, ma venisse riconsegnato alla sua mamma.
Furono funerali intensi, con un caldo sole intervallato da tuoni, papà Angelo con la maglia del Milan inviatagli da Gattuso in onore della grande passione calcistica di Christian, migliaia di persone a partecipare a quel dolore, a stringersi attorno ad una famiglia distrutta.
A distanza di tre anni la sofferenza è immutata, le ferite forse solo in parte cicatrizzate, l’attenzione è spostata sul processo. Sono cinque le persone ritenute dalla procura di Lamezia Terme a vario titolo responsabili della tragedia di San Pietro Lametino. Si tratta di Antonio Condello, 51 anni di Curinga (difeso dagli avvocati Maria Zaffina e Renzo Andricciola); Floriano Siniscalco, 51 anni di Girifalco (difeso dall'avvocato Maurizio Siniscalco); Francesco Paone, 61 anni di Lamezia Terme (difeso dall'avvocato Francesco Iacopino); Giovanni Antonio Lento, 61 anni di Lamezia Terme (difeso dall'avvocato Lucio Canzoniere) e Cesarino Pascuzzo, 63 anni di Lamezia Terme (difeso dall'avvocato Francesco Domenico Murone).
Sono un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro. La prossima udienza è stata fissata per il 16 novembre 2021 nel Tribunale di Lamezia Terme. Intanto, le famiglie si sono costituite parte civile: i genitori di Stefania e le sue sorelle e Angelo Frijia con la sua famiglia.