«Franco, Francesco, Paone. Così lo chiamavamo noi, così lo chiamavano i ragazzi. Quando se ne va qualcuno il dolore espelle i difetti, esalta i pregi, ma nel caso di Franco non si fa fatica, perché era davvero una persona piena di pregi: ovunque, da ieri, da quando abbiamo avuto questa notizia che ci ha travolto nel vortice dell’incomprensione per una perdita così grande e improvvisa, le parole sono state le stesse: buono, sorridente, disponibile, sempre pronto a scherzare».

 

Così i colleghi del Polo Tecnologico di Lamezia Terme ricordano a chi non lo ha conosciuto Franco Paone, l’insegnante di Gizzeria, morto dopo 14 giorni di ricovero al Pugliese Ciaccio di Catanzaro dopo essere stato infettato da Coronavirus. E’ morto troppo presto, solo 61 anni, divorato da un virus che non gli ha lasciato scampo, accanendosi sui polmoni, tanto da fare apparire subito le sue condizioni drammatiche.

 

«Ogni mattina - ricordano ancora gli amici e colleghi - prima dell’inizio delle lezioni, eravamo abituati a vedere Franco seduto insieme ad altri insegnanti: le sue battute ci facevano iniziare bene le giornate, con un sorriso, una risata. E anche per i ragazzi era così, tutti ne parlano nella stessa maniera, un ottimo insegnante, che in più aveva il dono prezioso dell’empatia, della comprensione, della gioia. Grandi doni in una comunità scolastica. Ecco perché il dolore è così forte: non perdiamo soltanto un insegnante, un collega, un amico: perdiamo un uomo che possedeva un’umanità raccontata dal suo eterno sorriso».

 


«Non c’è foto – aggiungono - che stia girando in queste ore che non lo ritragga sorridente. Perdiamo un punto di riferimento, lui, sempre a dire “E che problema c’è?”, sempre dalla parte dei ragazzi, sempre a rendere leggera ogni discussione nei consigli di classe. Sempre propositivo e risolutivo. La retorica del ricordo spesso ci porta a usare paroloni, ma come dicevamo in apertura, nel suo caso è semplice verità».

 


«Franco, il Prof. Paone, era una persona pulita, affidabile, pronta ad aiutare, ad ascoltare, altrimenti non ci spiegheremmo come tutti, indistintamente, lo ricordino in queste ore frenetiche nella stessa maniera. Nel grande dolore che ci sta tormentando (anche per non poterlo salutare e onorare come avrebbe meritato, e forse questo è l’aspetto più doloroso) lo salutiamo dicendogli che porteremo con noi per sempre, insegnanti, personale della scuola, alunni, tutta la comunità scolastica, coloro che lo avevano vicino come un fratello, il suo sorriso, il suo ottimismo, la sua bontà naturale».

 

« Hai reso la scuola - continuano - un posto migliore giorno dopo giorno, la tua mancanza la sentiremo tutti, eri il nostro gigante buono e quel posto sarà vuoto, proprio in virtù del fatto che era un posto grande come eri tu, ma non sarà vuoto il posto che lasci nel nostro cuore e nella nostra memoria di te, non sarà possibile: le persone che in vita hanno avuto un ruolo importante nella guida di centinaia di ragazzi e nell’essere al nostro fianco, nell’essere un amico sincero, spassionato, sempre presente, avrà il marchio del tuo eterno sorriso benevolo».

 


«Siamo vicini a tua moglie, a tuo figlio, alla tua famiglia, noi stessi, tutti, uniti in una grande famiglia. Oggi la coincidenza vuole che sia San Francesco, dunque buon onomastico e come hanno scritto dei tuoi alunni in una lettera: “renderai il posto in cui vai un posto migliore”. Ci stringiamo intorno a te in un abbraccio da qui fino a lassù. Le lacrime che stanno sui volti di noi tutti oggi - chiosa la lettera - saranno il concime del tuo lascito di bontà e leggerezza. E questa è una promessa di speranza che ti dobbiamo. Ciao Franco».