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Ricorre oggi il 23esimo anniversario della tragedia di Nicholas Green, il bimbo americano assassinato mentre era in vacanza in Italia con i suoi genitori. Era il 29 settembre del 1994 quando, sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria, tra gli svincoli di Serre e Mileto, l'automobile su cui viaggiava Nicholas insieme ai genitori venne scambiata per quella di un gioielliere e trivellata da proiettili sparati da due rapinatori.
A essere colpito, tragicamente, è Nicholas: ricoverato al centro neurochirurgico del Policlinico di Messina, muore il 1° ottobre, dopo due giorni di coma. I genitori, nonostante lo strazio, fanno una scelta rara in quegli anni in Italia: decidono di donare gli organi del figlio. Cuore, fegato, pancreas, i reni e le cornee: organi che hanno salvato la vita a cinque persone (quattro adolescenti e un adulto) e ridato la vista ad altre due.
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La notizia fa il giro del mondo: migliaia le lettere, le attestazioni di stima e i messaggi che la famiglia Green riceve. L'episodio ispirò film, libri e centinaia di articoli di giornale, sensibilizzando ad un gesto di generosità all'epoca ancora raro, la donazione degli organi.
L'appello di papà Reginald
Oggi il padre di Nicholas, Reginald Green, combatte anche un’altra battaglia: far sì che l'Italia rifletta sulla legge nazionale che, dal 1999, vieta al personale sanitario di rivelare l'identità dei trapiantati: «Date alle famiglie la possibilità di conoscere chi ha ricevuto gli organi dei propri cari. Alcune persone non vogliono sapere. Ma molte altri sì, e questo le lascia con un sentimento di incompletezza, a volte angoscia, nelle loro vite». (m.s.)