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Le indagini che hanno portato all’operazione all’arresto di dieci persone tra Cosenza e Rende hanno svelato un collaudato ‘sistema ultradecennale’ che ha visto quale maggiore centro d’interessi l’amministrazione comunale di Rende.
La società al centro dello scambio di favori tra 'ndrangheta e politica - In particolare centrale l’affidamento in gestione di locali pubblici comunali a beneficio di personaggi appartenenti al sodalizio di ‘ndrangheta, all’assunzione presso la società Rende 2000, poi divenuta Rende Servizi preposta alla gestione dei servizi comunali, di soggetti intranei o contigui al gruppo criminale, al mancato licenziamento di alcuni di questi a seguito di intervenute condanne nonché alla promessa dell’erogazione di fondi pubblici per finanziare una cooperativa creata ad hoc, da un personaggio di vertice della cosca, per la gestione dell’area mercatale di Rende.
Il tramite fra la cosca e i politici sarebbe stato Adolfo D'Ambrosio, al quale i politici si rivolgevano. Secondo quanto riferito da alcuni pentiti, una parte delle retribuzioni percepite dai personaggi assunti, che neanche si presentavano sul posto di lavoro pur percependo lo stipendio, finiva nella "bacinella" del clan. Le assunzioni, in particolare, hanno riguardato vari esponenti della cosca, tra cui il capo del sodalizio di ‘ndrangheta, Ettore Lanzino.
I patti elettorali - Tali condotte di favore sono risultate il frutto di patti elettoraliopportunamente stipulati in occasione delle varie competizioni politiche e che vedevano costantemente coinvolta la cosca “Lanzino/Ruà”, essendo peraltro emerso come i relativi esponenti non si adoperavano nelle attività di procacciamento di voti in ragione di particolare fidelizzazione politica, ma per un ovvio e scontato perseguimento di interessi della cosca medesima, che talora poteva essere perseguito anche attraverso l’appoggio di candidati diversi o di differenti fazioni.