Terzo giorno di ricerche: di Francesco Vangeli non c’è traccia. L’ombra della lupara bianca torna così ad aleggiare sul Vibonese, un buco nero, una terra di giovani divenuti fantasmi. I carabinieri indagano partendo dalla cerchia di amici e conoscenti. Coordinati dalla Procura di Vibo, i militari attendono di ricevere elementi dal Ris a cui sono affidate le indagini scientifiche sulla Ford Fiesta ritrovata nel territorio di Dinami, nei pressi di una pinetina che sorge a ridosso dello svincolo autostradale di Mileto.
Pochi gli elementi in mano agli inquirenti: i tabulati telefonici, la sua rete di relazioni, gli ultimi contatti prima di uscire per una cena con amici a cui non ha mai preso parte. Figlio di un onesto lavoratore del ferro, due fratelli, un rapporto di parentela lontano con i Vangeli condannati per la strage di Scaliti, la frazione di Filandari nella quale è tornato dopo qualche tempo trascorso a Pisa per lavoro.
Il ragazzo scomparso era incensurato, chi lo conosce lo descrive con un ragazzo a modo, ma qualcosa nella sua vita negli ultimi tempi non quadrava. Sui social ci sono poche tracce di lui. Nessuna su Facebook, qualcuna – tutt’altro che rassicurante – in un profilo Instagram poco usato.
"Noi siamo nati con l’istinto omicida, non è una cosa che si può accendere o spegnere come una radio”, postava il 2 settembre. Solo una frase celebre tratta da Rocky IV o un messaggio a qualcuno? E due giorni prima: “Voglio andare all’inferno e fare impazzire anche il diavolo”. Solo una citazione degli Articolo 31 o rabbia che covava dentro da tempo? Verso chi? Perché? Magari verso qualcuno che poteva fargli del male? Nessuna pista viene esclusa, al momento. Le indagini proseguono nel massimo riserbo, tra interrogatori, perquisizioni, verifiche di alibi. Un’azione incessante, quella dell’Arma che si spera possa presto registrare una svolta.

 

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