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Tra le attività economiche paradgmatiche del rapporto fra Surace-Giordano e i Tegano, risultato dell'attività di indagine che questa mattina ha portato all'arresto di quattro imprenditori a Reggio Calabria, vi è la sala bingo di Archi, la cui proprietà è da ricondurre, in parti uguali a Giovanni Tegano ed al binomio Surace-Giordano, con una sostanziale spartizione di utili tra appartenenti alla stessa organizzazione criminale.
Dopo l'apertura della sala bingo, avviata nel 2001 e sita in un immobile del complesso "Mary Park", nel 2008 è lo stesso Michele Surace a trasferirne la titolarità formale al cognato Bruno Mandica, mantenendone comunque l'effettiva disponibilità insieme al socio Giordano. Ad accertarlo le indagini che hanno ripreso i continui trasferimenti di denaro contante che Mandica prendeva direttamente dalle casse del bingo e consegna nelle mani dei Surace e dei Giordano. Censiti almeno 15 episodi. L'esercizio costituiva un vero e proprio "sportello di bancomat" a disposizione dei sue soci occulti.
Accertato inoltre come la sala bingo di Archi, unica nel territorio del capoluogo, operasse in regime di monopolio imprenditoriale in virtù di accordi regolati dalla famiglia Tegano, titolare dell'iniziativa imprenditoriale con le altre componenti della 'ndrangheta cittadina.
Il progetto di apertura di una seconda sala bingo
Un ulteriore riscontro che consente di attribuire la sala Bingo di Archi alla sfera di signoria di Michele Surace si trae dalle intercettazione che documentano il progetto di apertura, coltivato dallo stesso Surace insieme a Carmelo Ficara, di una seconda sala bingo.
A partire dall'aprile 2017 Surace, forte dell'esperienza maturata in tale contesto imprenditoriale, si è attivato per reperire i locali necessari a realizzare una nuova sala nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria. In particolare, l'idea di Michele Surace e del figlio Giuseppe era quella di acquisire una sala già aperta nel comune di Polistena, richiedendo l'autorizzazione all'agenzie delle dogane e dei monopoli a trasferirla nel territorio reggino. Il progetto fallirà per difficoltà burocratiche.
Dalle dichiarazioni di uno dei collaboratori rientrate nell'indagine si comprende come a Reggio sia preclusa l'apertura di nuove sale in altre zone della città, in ragione della situazione di monopolio della struttura di Archi imposto dai Tegano. Tuttavia in virtù di accordi criminali vigenti tra le principali famiglie reggine, proprio il quartiere Gebbione, notoriamente controllato dalla cosca Labate e svincolato dagli accordi fra le principali cosche del capoluogo, poteva in astratto costituire l'unica area in cui realizzare una ulteriore sala.