Il senatore Claudio Fazzone, membro del Copasir, ha deciso di vederci chiaro su quanto sta succedendo a Vibo Valentia in merito alle infrastrutture pubblicitarie della Pubbliemme, che l’amministrazione comunale sta facendo rimuovere con una procedura d’urgenza e con uno zelo a dir poco sospetto da parte di due dirigenti: il comandante della polizia locale Filippo Nesci e Adriana Teti. L’interrogazione è rivolta al ministro degli Interni per chiedere lumi sul comportamento dei due dipendenti comunali e per comprendere l’atteggiamento del commissario straordinario Giuseppe Guetta, attualmente alla guida dell’amministrazione del capoluogo vibonese. Le strutture oggetto della disputa non hanno solo finalità commerciali, ma rappresentano veri e propri elementi di arredo urbano, come nel caso delle pensiline coperte dei bus, delle paline informative e delle balaustre salva-pedoni che offrivano maggiore sicurezza in molte aree della città.

 

Una vicenda che solleva molte domande, in considerazione del fatto che la Pubbliemme, nonostante sia un’azienda leader del settore con ventennale esperienza, si trova oggi a subire un atteggiamento discriminatorio che pregiudica i livelli occupazionali e la stessa qualità della vita nel capoluogo vibonese, come dimostrano le numerose segnalazioni giunte dai cittadini in seguito alla rimozione delle strutture. Questioni che ora Fazzone sottopone al ministro dell’Interno, sottolineando in premessa che la Pubbliemme «si è sempre adoperata per presentare regolari istanze volte al rilascio del necessario titolo autorizzatorio, nel pieno e rigoroso rispetto delle normative di settore e dei regolamenti comunali in vigore». «Nel corso degli ultimi 10 anni – fa notare il senatore – l’azienda è stata oggetto di continui provvedimenti comunali di rimozione e demolizione dai quali ha dovuto sempre difendersi per vedere riconosciuti i propri diritti. Addirittura è stata disconosciuta la validità di titoli autorizzatori rilasciati con provvedimenti emanati dalla stessa Amministrazione comunale, dopo le opportune verifiche delle caratteristiche tecniche e delle norme previste dal codice della strada».

 

Una situazione che ha raggiunto il suo acme quando «la Pubbliemme Srl ha vinto al Consiglio di Stato contro tali provvedimenti di rimozione con relativa condanna dell’ente alle spese per circa 50.000 euro ad oggi non ancora saldate». «Ancora pende dinanzi al Tar Calabria – ricorda Fazzone – una causa di risarcimento danni per aver il Comune rimosso impianti pubblicitari per i quali il Consiglio di Stato ha annullato l’ordinanza di rimozione».
Insomma, il sospetto più che fondato è che nei confronti dell’azienda ci sia una sorta di accanimento burocratico, sfociato negli ultimi provvedimenti che impongono lo smantellamento degli impianti. Un’ostilità da parte dell’Ente che il senatore evidenza citando la cronologia di alcuni momenti ben precisi.
«Nel mese di giugno 2014 – ricorda Fazzone -, a seguito della approvazione del nuovo Piano Generale degli Impianti Pubblicitari, con delibera del Consiglio comunale n. 21 del 24.04.2014 la Pubbliemme, nel pieno e rigoroso rispetto delle normative di settore e dei nuovi regolamenti comunali, ha ottemperato a quanto previsto dall’art. 4 e dall’art. 39 del predetto Piano presentando regolare istanza di convalida/conferma delle autorizzazioni (forse unica azienda ad aver ottemperato a quanto previsto dal nuovo piano). Il Comune di Vibo Valentia ha riscontrato le istanze di convalida dopo circa 10 mesi (27.04.2015), ritardo sintomatico delle lungaggini burocratiche dell’Ente. In data 27.05.2015 e 12.06.2015 la Pubbliemme ha presentato istanze per ottenere il rilascio del titolo autorizzatorio e che alle predette istanze il Comune non ha dato alcun riscontro, mentre invece sono state prese in carico dagli uffici comunali le istanze presentate da altre aziende concorrenti (in date precedenti e successive a quelle presentate dalla Pubbliemme, (13.02.2015 - 14.12.2015 - 09.03.2016 - 21.12.2016 etc.) e nel giro di pochi mesi (3-4) a loro favore è stato istruito l’intero iter amministrativo e si è provveduto al rilascio delle relative autorizzazioni».

 

A completare il quadro ci sono le vane richieste da parte della Pubbliemme, che «nel corso degli ultimi 10 anni ha sollecitato più volte il Comune affinché regolamentasse il settore mediante l’indizione di una procedura pubblica di gara». Un silenzio sul quale si innesta ora la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale. «Uno dei candidati - continua il senatore -, si è scagliato contro la società Pubbliemme, rea di aver concesso spazi ai manifesti pubblicitari della sua avversaria politica. Per tutto il corso della campagna elettorale la Pubbliemme è stata oggetto di attacchi strumentali per il sol fatto di svolgere il suo lavoro. In conseguenza di una sentenza del Consiglio di Stato che ha dato torto alla Pubbliemme nel ricorso contro alcune ordinanze di rimozione, sempre tale candidato, sta esercitando pressioni affinché i tabelloni oggetto della disputa giudiziaria vengano immediatamente rimossi, senza concedere alla Pubbliemme i tempi tecnici per potersi adeguare alla sentenza. E qui un altro paradosso, nel mare di abusivismo del settore, il Comune procede esclusivamente nei confronti della società Pubbliemme».
Insomma, ce n’è abbastanza per chiedere al ministro di fare chiarezza. «Considerato che il Comune di Vibo Valentia è retto da un commissario straordinario – conclude Fazzone - nominato dalla Prefettura di Vibo Valentia, dott. Giuseppe Guetta, si interroga il Sig. Ministro per sapere quali azioni intendano mettere in atto il Sig. Commissario Straordinario e il Prefetto di Vibo Valentia per garantire la gestione corretta della vicenda e per difendere il principio costituzionale dell’imparzialità della Pubblica amministrazione».