Le denunce sono arrivate, in prima battuta, alla Procura di Lamezia Terme e, in seguito, all’Ufficio scolastico regionale.
Da quello che si apprende, il clima all’interno del liceo scientifico Galileo Galilei di Lamezia Terme era teso e diviso tra la cordata che appoggiava la dirigente Teresa Goffredo e un manipolo di professori che si opponeva manifestamente alla gestione dell’istituto. Una battaglia senza esclusione di colpi. In medio stat virtus dicevano i saggi antenati: per dirimere la questione, però, non sarà sufficiente la saggezza antica, serviranno carte bollate e udienze.
Da una parte stava un gruppo di docenti vicini alla preside, dall’altra un piccolo gruppo che la stessa preside non ha esitato a definire “dissidenti” – come racconta la chiusura indagini della Distrettuale di Catanzaro che oggi vede la dirigente indagata insieme ad altre nove persone. Sono stati gli oppositori che hanno tempestato di esposti l’Ufficio scolastico regionale (Usr) retto, fino a poco tempo fa, da Antonella Iunti.

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La sospensione da parte dell’Usr

Ed è partita dall’Ufficio scolastico regionale, nella primavera scorsa, la decisione di sospendere la preside Goffredo per cinque mesi.
Il quadro accusatorio stride con gli attestati di eccellenza attribuiti alla scuola (migliore Istituto della Regione, secondo l’ultima indagine di Eduscopio), con l’apertura dell’anno scolastico 2023 alla presenza dell’ex vicepresidente della Regione Giusy Princi, delle autorità militari e del Vescovo. E anche con l’aura di legalità di cui l’Istituto si è ammantato con tanto di striscione con i volti degli eroi dell’antimafia all’ingresso. Oggi 10 persone sono accusate di accesso abusivo a un sistema informatico, falso ideologico e materiale, maltrattamenti.
All’interno delle scuola, l’ambiente, secondo quanto emerge, non era affatto sereno. In mezzo a questa faida scolastica, ci sono coloro che hanno cercato di lavorare, in alcuni casi subendo, in altri convivendo con questo clima.

Il ricorso e la decisione del giudice del Lavoro

La preside ha, naturalmente, proposto ricorso contro la sospensione davanti al giudice del Lavoro del Tribunale di Lamezia Terme, il quale ha confermato il provvedimento ma ne ha ridotto la durata da cinque a tre mesi. Nel frattempo proseguivano le indagini della Procura di Lamezia, delegate al Commissariato di polizia, diretto da Antonio Turi. Gli agenti hanno acquisto parecchio materiale e hanno sentito i docenti a sommarie informazioni testimoniali.
Ed è nel corso di queste indagini che è stato contemplato il reato di accesso abusivo a un sistema informatico, delitto di competenza della Procura distrettuale di Catanzaro. Il procedimento, aperto nel 2021, nel 2024 arriva nel capoluogo.

Nel frattempo la Distrettuale avrebbe individuato anche il reato di maltrattamenti il quale ci racconta come, al di là degli accessi abusivi al registro elettronico per mettere mano ai voti degli alunni, fosse tesa l’aria all’interno del liceo. Una scuola divisa tra coloro che sarebbero stati protetti dalla dirigente, tanto da formare dei falsi fogli di presenza degli studenti alle attività extracurriculari, e gli oppositori che portavano all’attenzione di Usr e Procura la loro versione su storture capillarmente annotate.

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E pensare che tutto, da quello che LaC News24 è riuscita ad apprendere, sarebbe partito da contestazioni apparentemente banali, rispetto ai ben più gravi contenuti di altri reati.
Agli indagati è contestata un’ipotesi di falso secondo la quale, accedendo abusivamente al sistema elettronico, sarebbero state modificate le ore di attività svolte dai docenti, dal momento che le ore di lezione erano passate da 60 a 55 minuti, come deciso dal collegio dei docenti.
Questi cinque minuti, sommati tra loro, dovevano essere recuperati dai docenti con altre attività. Questo non sarebbe avvenuto. Secondo le ricostruzioni della Distrettuale, quando la preside ha ricevuto comunicazioni che preannunciavano accertamenti proprio sulle ore recuperate, avrebbe, nel giro di 24 ore, modificato, con la complicità di alcuni insegnanti, i dati sul registro elettronico per evitare di incorrere in un procedimento penale di truffa ai danni dello Stato.
Un piccolo caso che si sarebbe potuto risolvere senza sollevare l’attenzione nazionale. Ma le cose sono andate diversamente.