La piccola Nalina, la bambina di 10 anni sopravvissuta al naufragio della barca a vela sulla quale si trovava insieme ad un'altra settantina di migranti naufragata al largo delle coste calabresi, ha potuto riabbracciare oggi una persona conosciuta. A Roccella Ionica, infatti, è arrivata la zia materna della piccola, proveniente dalla Svezia insieme al marito.

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Rosa è subito andata all'ospedale di Locri per abbracciare la nipote, con la quale ha trascorso un po' di tempo. Lei ed il marito Dama hanno viaggiato in auto dalla Svezia e fanno parte del primo gruppo di familiari delle vittime giunti a Roccella, una decina al momento. I due sono ospitati nei locali dell'oratorio parrocchiale messo a disposizione dal vescovo di Locri monsignor Francesco Oliva. A loro i mediatori culturali ed i volontari della Croce rossa, della Protezione civile e di Medici senza frontiere hanno già riferito che tutti i familiari della bambina sono inseriti nell'elenco delle persone disperse in mare. Si tratta di padre, madre e due fratelli più piccoli di Nalina, il cui nome in lingua irachena è Laryn.

Dal riconoscimento dei cadaveri già recuperati e trasferiti nell'obitorio dell'ospedale di Locri, nessuno appartiene ai componenti della famiglia irachena, come confermato dagli zii di Nalina. Le condizioni della bambina sono in via di miglioramento, come confermato dal primario del reparto di Pediatria Antonio Musolino e una volta dimessa e compiute le procedure burocratiche - nella Locride è arrivato anche l'ambasciatore iracheno in Italia - la bambina, con molta probabilità, sarà affidata proprio ai suoi giovani zii.

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«Erano felicissimi - ha raccontato in lacrime Dama - pur se consapevoli dei rischi da correre durante il viaggio in mare, di aver trovato posto sull'imbarcazione e poter così giungere in Italia tutti insieme, iniziando così in Europa una nuova e migliore vita. Sono distrutto, non pensavo mai e poi mai che una tragedia simile potesse accadere. In questi momenti mi sembra di essere al centro dell'inferno!».