Una richiesta di beni di prima necessità e una ricerca in rete su protagonisti e vittime della ’ndrangheta in Piemonte. Le calze da uomo e un voto per la sua concorrente preferita nel Grande Fratello Vip. Nelle ultime settimane della sua latitanza a Genova, Pasquale Bonavota oscilla tra esigenze di sussistenza e passioni nazionalpopolari. Un pezzo dell’inchiesta Factotum della Dda di Torino si incarica di raccontare quella fase, non per ricostruire gli interessi del boss ma per provare a tracciare la rete dei suoi fiancheggiatori.

«Ciao, come va? Ti ricordo di prendermi l’olio» e poi «ascolta: lunedì viene il muratore, mi mandi con lui tre confezioni di Riopan gel bustine, ma che siano bustine, e un po’ di olio buono». Pasquale Bonavota è in fissa con le forniture di olio: latitante sì, ma c’è un limite alle ristrettezze. Chiede condimento, calze corte, medicinali. I mesi passati a nascondersi prima dell’arresto – avvenuto nell’aprile 2023 – sono stati ricostruiti dopo il blitz scattato nella cattedrale di Genova e la minuziosa perquisizione nel covo del boss.

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Dal contenuto del cellulare Nokia del boss gli investigatori ricavano preziose informazioni sui suoi presunti fiancheggiatori e anche su altri dettagli: le sue ricerche in rete e le piccole distrazioni nei giorni in cui tentava di nascondersi dallo Stato. Il suo principale interlocutore nei primi mesi del 2023 è “Cam”, che starebbe per Compare Antonio Moncalieri. Per gli investigatori si tratta di Antonio Serratore, indagato nell’inchiesta Factotum della Dda di Torino. Proprio lui avrebbe «inviato del denaro al latitante e avrebbe «ospitato un suo congiunto a La Loggia per poi metterlo in contatto con il latitante stesso».

I messaggi inviati da Bonavota a “Cam” sono sprovvisti di riferimenti temporali: gli inquirenti di quei paletti hanno bisogno per capire chi abbia assistito la primula rossa a cominciare dal «muratore» citato dal boss di Sant’Onofrio. E dunque iniziano a incrociare dati ricavati da altri dispositivi e dettagli che li aiutino a ricostruire le ultime settimane da fuggiasco di Bonavota. I finanzieri scandagliano i messaggi e scoprono che il capoclan ha inviato a “Cam” informazioni su persone «sia fisiche che giuridiche» che «attengono a dinamiche legate alla ’ndrina Bonavota operante a Torino e trattate nel corso del processo Caminius». Ci sono nomi di imputati e di aziende vittime di attentati dinamitardi. Alcune ricerche legate alla vecchia inchiesta della Dda di Torino sono state registrate sull’altro telefono usato da Bonavota, un Motorola tra febbraio e marzo 2023.

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In quello stesso periodo il latitante rivela la propria passione per la tv nazionalpopolare. Oggetto di uno dei messaggi di cui gli investigatori prendono nota è il Grande Fratello Vip 7, trasmissione di Mediaset che, evidentemente, accompagna le giornate di Bonavota. A quei tempi, il boss di Sant’Onofrio era il primo nome sulla lista dei latitanti più pericolosi: la cattura di Matteo Messina Denaro ne aveva fatto il più ricercato d’Italia. Le sue serate, però, si svolgevano come quelle di milioni di italiani, davanti alla tv. Con la differenza che Bonavota non si limitava a guardare passivamente il programma ma interagiva. In una comunicazione, infatti, invita il suo presunto fiancheggiatore Serratore a votare per una delle concorrenti, una influencer diventata una sorta di star dei reality sia in Italia che all’estero.

L’annotazione, apparentemente frivola, aiuta gli investigatori a restringere l’intervallo temporale dei messaggi inviati da Bonavota a “Cam”: «Se si considera che la settima edizione del Grande Fratello Vip è andata in onda dal 19 settembre 2022 al 3 aprile 2023 è del tutto evidente che il messaggio in questione rientri in questo range temporale». C’è un elemento in più che iscrive l’ex latitante tra i fan del reality. Se da un telefono spinge l’amico a votare per il suo vip preferito, dall’altro Bonavota esprime la propria preferenza per due volte: il 5 marzo 2023 e il 3 aprile 2023, dato che «emerge dall’analisi dei messaggi inviati da Bonavota tramite il suo telefono Motorola». Queste deduzioni rappresentano un tassello importante per ricostruire i giorni del boss da fuggitivo e la presunta identità del «muratore» che gli avrebbe portato a casa i beni di prima necessità richiesti.

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Il lavoro investigativo riesce a restringere l’intervallo di tempo anche «se la sola analisi della copia forense non fornisce certezze». Le attenzioni si concentrano su un 56enne non indagato originario di Laganadi, nel Reggino. È inevitabile che l’uomo attiri su di sé i fari dei magistrati antimafia: nel rifugio genovese di Bonavota vengono trovare le fotocopie della sua carta d’identità e della sua tessera sanitaria. Nella fotocopia, la foto del presunto fiancheggiatore è stata rimossa e sostituita con quella del boss. Di più: la cugina del 56enne è amica della compagna del presunto bosso Francesco D’Onofrio, finito in manette nell’inchiesta Factotum. Per finire, l’incrocio tra il periodo in cui Bonavota parla dell’arrivo del «muratore» e la ricostruzione dei viaggi sul tragitto Torino-Genova del probabile aiutante del boss. Quegli spostamenti avvengono tra il 22 gennaio e il 19 aprile 2023, circa una settimana prima dell’arresto del capoclan con la passione per il Grande Fratello Vip.