L’acquisto di una motonave da 300mila euro e le società nate per entrare nel business. Anche la gestione dei villaggi nel mirino del clan: «Collaboravo con due grossi tour operator di Slovenia e Polonia e gestivo la clientela della Tui per la quale lavorava Vincenzo Calafati»
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Il business dei turisti trasportati alle isole Eolie, le società di navigazione attive tra Briatico e Tropea e l’influenza dei clan Accorinti e dei La Rosa nel settore. A svelare affari e retroscena il collaboratore di giustizia, Antonio Accorinti, che sta deponendo nel maxiprocesso Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium. Rispondendo alle domande del pm della Dda, Antonio De Bernardo, il collaboratore ha spiegato al Tribunale di Vibo Valentia che la propria famiglia ha iniziato ad operare in tale settore nell’estate del 2006, prendendo in gestione una barca di Imperatrice.
«Prima di entrare nel settore della navigazione ci occupavamo esclusivamente della gestione del villaggio Green Garden e del lido Green Beach a Briatico. È stato mio padre – ha dichiarato il collaboratore – a voler entrare nel settore della navigazione perché essendo un pescatore aveva questa passione. Nel periodo in cui mio padre era detenuto, siamo entrati in affari con la società Linee Buono di Ischia che in precedenza collaborava con la Tropeamar, impresa riconducibile a Salvatore, detto Toruccio, La Rosa, cugino di Francesco La Rosa di Tropea detto Il Bimbo. La Tropeamar si serviva delle barche delle Linee Buono nei periodi estivi in cui c’era un elevato flusso di turisti in partenza dal Vibonese verso le isole Eolie. Sono andato personalmente ad Ischia – ha spiegato Antonio Accorinti – per fare un accordo con la Linee Buono ai quali è piaciuto come lavoravo e per questo hanno deciso di unirsi a noi e di estromettere la Tropeamar, risolvendo il contratto con Salvatore La Rosa. In quel periodo, a seguito di questo accordo, con Filippo Niglia abbiamo fondato la Briatico Eolie srl. Non ci sono stati particolari attriti con Toruccio La Rosa dopo l’estromissione della Tropeamar dalla collaborazione con le Linee Buono. Nell’estate 2007 iniziamo quindi a lavorare, anche con due imbarcazioni, con le Linee Buono e ciò sino almeno al 2010. Noi non investivamo nulla, mettevamo a disposizione esclusivamente il nostro bacino di clientela e il nostro impegno lavorativo, mentre loro fornivano le barche. I redditi li dividevamo tra me, Filippo Niglia e le Linee Buono. Nel 2007 mio padre è uscito dal carcere e, pur non potendo gestire l’attività di navigazione turistica in quanto si trovava agli arresti domiciliari, tuttavia seguiva i miei affari».
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La società “Briatico Eolie”
Il sogno degli Accorinti – padre e figlio – si avvera poi nel 2009 con l’acquisto della motonave Imperatrice «attraverso un leasing con la banca di Maierato per trecentomila euro. Il mutuo – ha dichiarato il collaboratore – lo pagavamo con gli incassi e gli affari andavano bene poiché c’erano quasi diciottomila passeggeri annuali con la motonave. A seguito di questo investimento le quote della Briatico Eolie srl sono entrate a far parte, per un 25%, della società Oracle srl, di proprietà mia e di Armando Bonavita, anche se formalmente intestata a mia sorella Greta Accorinti. L’altro 25% della Oracle srl è stato acquisito da Claudia Barbuto, la moglie dell’avvocato Domenico Marzano. Abbiamo deciso di far entrare la Barbuto perché avevamo bisogno di una figura esperta per la conduzione delle questioni commerciali dell’impresa. Per tali vicende nel marzo scorso Greta Accorinti è stata condannata nel processo “Costa Pulita” a 4 anni, mentre Claudia Barbuto di Vibo Valentia è stata condannata a 4 anni e 6 mesi. Domenico Marzano – già assessore all’Urbanistica a Briatico nell’amministrazione Prestia poi sciolta per infiltrazioni mafiose – è stato invece condannato a 9 anni e 2 mesi per associazione mafiosa (clan Accorinti)». I tre hanno tuttavia appellato la sentenza di primo grado e il processo d’appello deve ancora essere celebrato.
Gli attriti con Filippo Niglia
«Successivamente ho avuto dei problemi con Filippo Niglia. In realtà – ha spiegato Accorinti – durante la nostra collaborazione con le Linee Buono, riuscivamo a sottrarre degli incassi illecitamente che poi spartivamo insieme, con degli artifici contabili che ci consentivano di nascondere parte dei guadagni alla Linee Buono. In seguito, però, ho avuto dei problemi col figlio di Filippo Niglia il quale non aveva voglia di lavorare e, dopo varie discussioni, per questo motivo alla fine il padre è uscito dalla società».
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L’acquisto di una seconda barca e i tour operator
Gli Accorinti decidono quindi di acquistare una seconda barca della Euroline che si trovava a Reggio Calabria. «In quel periodo io avevo dei dissidi con mio padre a causa – ha dichiarato Antonio Accorinti – della mia dipendenza dalla cocaina. Per tale motivo mi era stato proibito di gestire gli incassi dell’attività di navigazione. Dopo l’acquisto di questa imbarcazione, abbiamo fondato la società cooperativa Briatico Navigazioni. In tale impresa ha partecipato anche Olmo Marino – soggetto deceduto che gestiva il flusso di gasolio al porto di Vibo Marina –, mia cugina Alessandra Borello con il marito Francesco Marchese, una ragazza russa e mio padre. Gli incassi si dividevano tra i soci ed io mi occupavo esclusivamente della organizzazione del servizio, ma sono stato escluso da questa società. Ciò avveniva tra il 2012 ed il 2013 e all’epoca in cui eravamo inseriti nel campo della navigazione turistica esisteva molta concorrenza tra le imprese. C’era il tour operator Meeting Point che gestiva, tra l’altro, i villaggi Rocca Nettuno di Tropea e il Garden Resort di Pizzo degli Stillitani. Su tale tour operator c’era l’influenza dei La Rosa che decidevano quali ditte e quali fornitori far lavorare nelle strutture turistiche gestite da tale ditta, anche per quanto riguarda la navigazione turistica. Io collaboravo invece con due grossi tour operator della Slovenia e della Polonia e gestivo anche la clientela che proveniva dalla Tui, per la quale operava Vincenzo Calafati».
I La Rosa di Tropea e la navigazione
Antonio Accorinti ha quindi spiegato che «inizialmente parte della nostra clientela proveniva pure dalla Meeting Point, ossia dai La Rosa poiché mio padre aveva un ottimo rapporto con Antonio La Rosa. A seguito degli arresti dell’operazione Odissea si è interrotto il rapporto con la Meeting Point ed io – ha spiegato Accorinti – ho continuato a lavorare solo attraverso gli altri canali. I La Rosa, a quel punto, si sono rivolti, per canalizzare il flusso di clientela proveniente dalla Meeting Point, alle imprese di navigazione di Comerci e Savadori. Ricordo – ha concluso Accorinti – che Francesco La Rosa su ogni passeggero che si imbarcava sulle motonavi Comerci per le isole Eolie riusciva a percepire cinque euro a titolo estorsivo. A fine estate si contavano i passeggeri imbarcati tramite la Meeting Point e venivano tolte le cinque euro a persona che andavano a Francesco La Rosa. Questo sistema mi è stato riferito dal boss Antonio La Rosa e da Pasquale Quaranta di Santa Domenica di Ricadi in presenza di mio padre. I La Rosa potevano contare anche sui clienti per le Eolie che venivano loro girati dalla struttura denominata Olivara».