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Ci sarebbe la ‘ndrangheta, più precisamente una famiglia di Platì dietro l’omicidio di Jimmy Ruggeri, fratello dello storico presidente dell’Atalanta Ivan e ucciso il 28 settembre del 2013 a Castelli Calepio, in provincia di Bergamo in circostanze ancora non chiarite. L’uomo aveva 44 anni e venne freddato da due sicari mentre era appena sceso dalla sua auto e si accingeva ad entrare in palestra. Una moto gli piomba alle spalle. Partono quattro colpi, due dei quali quando ormai Ruggeri giace a terra.
Diverse le inchieste finanziarie in cui l’uomo era rimasto coinvolto. Tra queste l’operazione «Master mountain» che lo vide finire insieme ad altri imprenditori in una frode fiscale da più di 300 milioni di euro. Ruggeri patteggiò una condanna a dieci mesi e andò in affidamento ai servizi sociali, come volontario alla comunità «Shalom».
Quando venne ucciso, invece, si trovava agli arresti domiciliari per evasione fiscale. Nel diario che la sorella racconta di avere trovato, pare che l’uomo avesse sfogato i suoi timori ma anche le sue amarezze. Fino poi al dialogo di questa con il padre di un portiere di serie A che le avrebbe consigliato di smettere di cercare la verità. “È molto pericoloso. Quella è gente che non perdona – avrebbe ammesso – l’omicidio di suo fratello è stato deciso e voluto dalla ’ndrangheta, da una famiglia di Platì».
Tiziana Bagnato