Che la Calabria abbia una pericolosità sismica molto alta, la più alta in Italia, per frequenza e intensità delle scosse negli anni, non è un mistero. Nel corso dei secoli sono stati tanti i terremoti che hanno portato morte e distruzione in diverse aree della regione: nel 1638, poi nel 1783, nel 1905 e ancora nel 1908. Ma al di là di tali eventi drammatici, non sono mai mancate neppure le “piccole” scosse che periodicamente fanno tremare la terra calabrese. Lo mostra anche la Carta della sismicità in Italia dell’ultimo quarto di secolo, pubblicata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia in occasione dei suoi primi 25 anni.

I terremoti in Calabria negli ultimi 25 anni

In particolare, spiega Ingv, in Calabria si osserva una sismicità piuttosto significativa e diffusa in molti settori della regione sia lungo la costa tirrenica sia lungo quella ionica e nelle aree interne del Crotonese, del Catanzarese, del Cosentino e del Reggino. E infatti, guardando la mappa pubblicata dal sito dell’ente, coprono quasi l’intera area calabrese i puntini e le stelle che indicano i terremoti avvenuti negli ultimi 25 anni. Due hanno avuto magnitudo pari o superiore a 5.0, entrambi nel Cosentino: il primo registrato a Mormanno il 25 ottobre del 2012, alle 23:05, con magnitudo 5.2 e a una profondità di 9,7 km; l’altro, più recente, è quello di Pietrapaola: la terrà lì ha tremato lo scorso primo agosto alle 19:43, la magnitudo è stata pari a 5 e la profondità di 24,3 km. Diverse le scosse di magnitudo uguale o superiore a 4.0, dallo Stretto al Pollino, indicate sulla mappa con dei quadratini.

I terremoti non hanno riguardato però solo la terraferma: di fronte alla costa tirrenica, sono state tante le scosse – anche di magnitudo elevata ma per fortuna parecchio in profondità. L’area del Tirreno centro-meridionale, lì dove sta il Marsili, è infatti caratterizzata – spiega Ingv - dal processo di subduzione dell’Arco calabro, fenomeno per cui una delle due placche scorre sotto l’altra, sprofondando nel mantello sottostante.

In Italia 72mila terremoti in 25 anni

Come mostra la nuova Carta della sismicità, in tutta Italia sono stati oltre 72mila gli eventi sismici con magnitudo pari o superiore a 2.0 localizzati dalla Rete sismica nazionale integrata dell'Ingv tra il 1 gennaio 1999 e il 31 agosto 2024. Tutti i terremoti sono classificati e rappresentati in base a due parametri: la magnitudo con diversi simboli (le stelle indicano i terremoti più forti, di magnitudo pari o superiore a 5.0) e la profondità ipocentrale con una scala di colori dal giallo al viola.

La maggior parte dei terremoti sulla carta, colorati in giallo, è localizzata nello strato più superficiale della crosta terrestre, prevalentemente nei primi 15 km di profondità, mentre in arancione sono indicati gli eventi con profondità maggiore di 15 km. I terremoti molto profondi, anche centinaia di km, sono evidenziati con il colore dal verde al viola.

Oltre alla sismicità elevata della Calabria, Ingv mette in evidenza anche quella nelle aree vulcaniche siciliane, in particolare l'area dell'Etna, e campane, con i Campi Flegrei.

2009, 2012 e 2016 gli anni con più terremoti

Gli anni in cui è stato registrato un numero maggiore di terremoti coincidono con quelli delle sequenze sismiche più rilevanti degli ultimi 25 anni: 2009 (L'Aquila), 2012 (Emilia) e 2016-2017 (Centro Italia). In particolare, l'anno più scosse in assoluto è stato il 2026: sono state oltre 70mila di cui quasi 12mila di magnitudo pari o superiore a due. Il 2016 è inoltre ricordato come l'anno con l'evento sismico più forte mai registrato dalla Rete sismica integrata nazionale dalla sua nascita, negli anni '80: il terremoto di magnitudo 6.5 registrato a Norcia il 30 ottobre di quell’anno.