Riflessioni, testimonianze, storie su "Partenze e Restanze". Al teatro comunale di Soverato la prima edizione di Abra Calabra, il Festival dei pensieri e delle pratiche educative promosso dall’amministrazione comunale, dall’Istituto universitario Progetto Uomo di Montefiascone, dal  Centro calabrese di solidarietà, dall’Istituto Salesiano Sant’Antonio da Padova e dall’Istituto Universitario Pratesi, affiliato alla Pontificia Università Salesiana di Roma, che lo scorso mese di dicembre ha avviato nella città dell’Ippocampo il primo corso di laurea triennale in educatore sociale  professionale, nei locali dell’Istituto salesiano. Ed è proprio agli studenti universitari e a quelli delle scuole superiori che è rivolto il messaggio sull’opportunità di lasciare questa terra o rimanere credendo nelle sue potenzialità ma anche un chiaro richiamo alle responsabilità di chi questa terra la governa.

La testimonianza di don Panizza

Dopo i saluti del sindaco di Soverato Ernesto Alecci, del preside dell’Istituto Pratesi, Rosa Fiore, e del preside dell’Istituto Progetto Uomo, Nicolò Pisanu, alcune letture curate dall’attore Franco Procopio, la testimonianza di Mariateresa Muraca, docente di pedagogia all’Università di Verona e la proiezione di alcuni cortometraggi sul tema. A catturare poi l’attenzione dei ragazzi, sono state le parole di chi ha fatto le valigie al contrario, don Giacomo Panizza, noto sacerdote bresciano antimafia, in Calabria da oltre 30 anni, fondatore della comunità lametina Progetto Sud. «Per partire è importante farlo con un grande sogno, non soltanto per fuggire – ha detto ai ragazzi -. Bisogna partire con la voglia di fare le cose con le persone che si incontreranno e non rimanere sottomessi. E così anche la restanza non è rimanere perché si è deboli o rassegnati. Ci sono tanti giovani calabresi che hanno dentro delle grandi capacità. Il punto è avere anche la voglia e il sogno di rimanere per fare cose grandi. Ci vuole coraggio per rimanere in Calabria? Si chiama coraggio ma è bello avere coraggio».

 

Nella seconda parte della giornata il Festival si trasferisce nel borgo di Soverato superiore. Dopo i saluti di Mario Oscar Llanos, decano della Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università Pontificia Salesiana, una lezione dell’antropologo Vito Teti dell’Università della Calabria sul rapporto dinamico tra partire e restare e una di Goffredo Fofi, saggista e critico letterario e cinematografico, sulla pedagogia dei tempi dell’attesa.