Il pentito Danilo Monti racconta le commistioni tra la cosca Carpino e la pubblica amministrazione. L’appoggio di Antonio Iervasi a un politico e, in seguito, il proposito di ucciderlo perché non aveva mantenuto i patti
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Un dipendente comunale preso a martellate. Motivo: «Il sindaco non era stato puntuale nei pagamenti». A raccontarlo è Danilo Monti, collaboratore di giustizia, già inserito tra le cosche della Sila Piccola, in particolare con i Carpino, le cui dichiarazioni sono messe agli atti del procedimento Karpanthos.
Il sindaco in questo caso, è bene specificarlo, non è Fabrizio Rizzuti, ex sindaco di Cerva - indagato per scambio elettorale politico-mafioso - ma un suo predecessore che non risulta indagato.
«L’anno era il 2012, 2013, perché mi ricordo che io, avevo il bar a Cerva – dice Monti – e Antonio Iervasi mi disse che aveva picchiato in Comune un dipendente con un martello, lamentandosi che il sindaco non era stato puntuale nei pagamenti».
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L’escamotage per prendere l’appalto
Ma ancora prima di usare la violenza, Iervasi «tramite il Comune aveva preso un appalto a Cerva». In realtà Antonio Iervasi non avrebbe potuto partecipare a nessuna gara «perché aveva riportato condanne per mafia». In realtà l’uomo, racconta il collaboratore, si sarebbe messo d’accordo con il sindaco «perché prendesse l’appalto una ditta che si trova nella zona di Simeri, che si occupa di lavori edili. Poi però i lavori li ha fatti Iervasi, ricordo che faceva i lavori con un escavatorino sulla strada di sopra di Cerva. Per capite dove si trova questa ditta: mi ricordo che dalla rotonda dove c’è l’isola ecologica vai in avanti, andando da Cerva versò Catanzaro, alla rotonda vai a destra e arrivi a questa ditta. Sono andato una volta a questa ditta con Antonio Iervasi perché si doveva prendete dei soldi per questo lavoro».
Iervasi chiede il voto per il suo candidato
Ma perché questo sindaco avrebbe dovuto favorire Antonio Iervasi?
Secondo il racconto di Monti, nel corso delle amministrative del 2012 si era candidato Fabrizio Rizzuti che in quella occasione perse. In quel periodo Antonio Iervasi andò a chiedere il voto per il “suo” candidato a Danilo Monti e alla sua famiglia. Monti replicò che «Fabrizio era mio cugino. Iervasi mi disse che tanto mio cugino avrebbe perso lo stesso, era candidata la cognata di Iervasi, moglie di Vincenzo Marchio, Cireneo». Iervasi, quando il candidato che appoggiava vinse, disse che sua cognata sarebbe diventata assessore, cosa che non avvenne «infatti la volta successiva Iervasi non l’ha voluto appoggiare».
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Il proposito di uccidere l’ex sindaco che non aveva mantenuto i patti
Nonostante l’appalto che il sindaco, secondo il racconto del pentito, aveva fatto avere a Iervasi, questi non si riteneva soddisfatto, sia per la vicenda della mancata nomina della cognata che per promesse non mantenute in termini di appalto. Addirittura Iervasi era giunto al proposito di uccidere l’ex sindaco di Cerva chiedendo a Danilo Monti di aiutarlo nell’agguato «perché gli altri non erano portati per commettere omicidi».