Otto persone in carcere, quattro ai domiciliari. Per una è scattato il divieto di dimora a Cosenza e Rogliano. Si è concentrata nell'area del Savuto l'operazione antidroga condotta dal comando provinciale dei carabinieri di Cosenza, con l'ausilio dei militari del 14mo battaglione, dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria e delle unità cinofile di Vibo Valentia. Tredici dunque nel complesso le misure cautelari emesse dal Gip del tribunale di Cosenza su richiesta del Procuratore Mario Spaguolo e del sostituto Giuseppe Cozzolino. Undici i decreti di perquisizione domiciliare eseguiti. I pincipali reati contestati sono la detenzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti, ma anche estorsione, sequestro di persona, rapina e lesioni personali aggravate, ricettazione, favoreggiamento personale, porto di armi od oggetti atti ad offendere, violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno

Il calvario dei tossicodipendenti

L'indagine lunga ed articolata, ha preso il via dal ricovero di un 24enne di Rogliano, giunto all'ospedale dell'Annunziata per un malore accusato dopo essersi iniettato alcune dosi di eroina tagliata male. Convinto dai genitori, ormai sfiniti dal cammino di tossicodipendenza intrapreso dal figlio fin da quando questi era ancora minorenne, il giovane ha denunciato ai militari della Compagnia di Rogliano, guidata dal tenente Mattia Bologna, le persone da cui si riforniva abitualmente dello stupefacente. Gli aprofondimenti investigativi, corroborati da intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno consentito di accertare la presenza di un gruppo di soggetti dediti alle attività di spaccio in particolare nella piazza principale e nella villa comunale di Rogliano, con offerta variegata di sostanze, dalla cocaina, all'eroina, all'hashish, alla marijuana.

Il gergo degli spacciatori

Ampi i margini di guadagno per i pusher: 5 euro per una storia di marijuana, 150 per una scaglia originale di cocaina, 70 pagati per una botta di eroina, 100 dovuti per una panetta di hashish. Nel novero delle sostanze disponibili, poi, non mancava anche qualche pasticca di derivazione sintetica. I clienti contattavano gli spacciatori prevalentemente tramite whatsapp, concordando luogo e modalità dell'appuntamento. La cadenza degli scambi, prevalentemente mattutini, era pressoché oraria. Cristallizzati ben 203 episodi di cessione. Oltre un migliaio quelli complessivamente ricostruiti.

Soluzioni per ogni necessità

La droga, in caso di necessità, poteva anche essere recapitata a domicilio. Gli spacciatori trovavano una soluzione per qualsiasi esigenza, consigliando anche la sostanza giusta ai clienti indecisi, molti dei quali minorenni. 66 gli assuntori abituali identificati. In buona parte, di fronte alle prove raccolte dagli inquirenti, hanno ammesso il proprio stato di dipendenza, collaborando con le forze dell'ordine nel riconoscimento degli spacciatori. La puntualità dei pagamenti era un requisito essenziale, non solo per essere considerato un buon cliente ed assicurarsi la regolare fornitura dello stupefacente, ma anche per salvaguardare la propria incolumità.

Guai a non saldare i debiti 

I ritardi nel saldo causavano una rapida escalation di intimidazioni: dalle minacce si passava anche alle percosse. Emblematico il caso di un uomo, malmenato e derubato perché il figlio della compagna non aveva corrisposto il dovuto per lo stupefacente acquistato. La vittima, attirata con un escamotage in un parcheggio di Piano Lago, nel Comune di Mangone, prima è stato preso a schiaffi, calci e pugni. Poi, minacciato con un coltello puntato alla gola, è stato costretto a recarsi nella propria abitazione insieme a due malviventi ed a consegnare loro 1.250 euro in contanti, vari oggetti preziosi, due cellulari e persino l'automobile. Abbandonato malconcio dai suoi aguzzini, senza possibilità di telefonare né di recarsi in ospedale, l'uomo è poi riuscito a chiedere aiuto ad una vicina di casa ed a denunciare l'accaduto ai carabinieri.

Estorsioni estese ai familiari

Documentate anche le minacce ad un minorenne ed ai suoi genitori: «… vuoi fare il grande… se vuoi fare il grande allora… devi fare il corretto e l’onesto che ti conviene…», si sente in una intercettazione mentre uno dei malviventi intima al ragazzino di mettersi in pari con i pagamenti, schiaffeggiandolo e deridendolo. L'episodio risale al febbraio 2017. «Pisellino… mi devi dire perché ti sei comportato in questa maniera… e ti è andata bene che non ti ho mandato ad acchiapparti dentro alla casa ... i 350 che avanzavo li paghi pure e altri 150 me li piglio per il fastidio…» Oltre all'estorsione, poi, scattano anche le minacce nei confronti delle sorelle del giovane, le quali coraggiosamente, avevano tentato di difendere il ragazzo intimandogli di rivolgersi ai carabinieri: «… le sorelle tue non devono ragionare in questa maniera… devono fare le serie… non mettessero di mezzo i carabinieri perché se no…» dicono i malviventi con tono minaccioso. Poi si rivolgono anche al padre: «… attento che hai tre belle figlie… so dove abiti e che macchina hai…». Per timore di ritorsioni, quella stessa sera i genitori del giovane decidono di cedere al ricatto e di consegnare al pusher la cifra desiderata. Gli assuntori poi, per saldare i propri debiti, in alcuni casi non hanno esitato a diventare spacciatori a loro volta.

Ricostruita anche la rete dei fornitori

Le intercettazioni e i pedinamenti meticolosamente operati dai militari nei confronti dei numerosi indagati hanno consentito di giungere alla completa mappatura della fitta rete di relazioni esistenti tra i vari pusher roglianesi, ma anche di individuare ed aggredire il livello criminale superiore, quello del canale di approvvigionamento. I numerosi rinvenimenti di sostanze illecite ed i riscontri effettuati, hanno quindi permesso di risalire ai fornitori dello stupefacente. Diversi quelli individuati ed identificati in varie aree del capoluogo bruzio, in particolare in Via Popilia, Piazza dei Valdesi, nei vicoli del centro storico. Le responsabilità dei fornitori cosentini sono state documentate con riscontri oggettivi che hanno consentito alla Procura della Repubblica di Cosenza di chiedere ed ottenere misure cautelari personali anche nei loro confronti.

La droga nascosta nelle stampelle

Diversi, poi, i metodi escogitati dai pusher per trasportare lo stupefacente nel roglianese senza cadere nelle maglie dei controlli. Le sostanze illecite venivano nascoste nelle insenature dei motori delle automobili o negli indumenti intimi delle fedeli compagne, ma anche, in modo decisamente più originale, all’interno delle aste delle stampelle (Crutch in inglese) fingendosi a loro volta claudicanti, circostanza da cui trae il proprio nome operazione. I particolari sono stati resi noti in una conferenza stampa convocata in Procura a Cosenza da Mario Spagnuolo, alla quale sono intervenuti il sostituto Giuseppe Cozzolino, il comandante provinciale dei carabinieri Piero Sutera, il comandante della compagnia di Rogliano Mattia Bologna. Le indagini proseguono e nei prossimi giorni potrebbero arrivare altri provvedimenti giudiziari.

Le misure cautelari

In carcere

Marcello La Tegano 53 anni di Santo Stefano di Rogliano
Giuseppe Amendola 36 anni di Rogliano
Marcello Ritacco 46 anni di Cosenza
Marco Tornelli 27 anni di Cosenza
Giovanni Bertocco 27 anni di Cosenza
Giuseppe Bertocco 68 anni di Cosenza
Piero Renzelli 31 anni di Rogliano
Giovanni Aiello 29 anni di Cellara

Domiciliari


Francesco Stumpo 37 anni di Rogliano
Michela Orlando 42 anni di Rogliano
Fausto Guzzo Foliaro 21 anni di Cosenza
Alfredo Morelli 32 anni di Rovito

Divieto di dimora

C.A. 23 anni di Rogliano