Nel corso della sua requisitoria, il pm Veronica Calcagno racconta l’indagine che ha portato a scoprire l’associazione capeggiata da Domenico Rizza. L’arsenale con pezzi da guerra e «l’amico in Questura che forniva informazioni»
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Difende un «quadro probatorio estremamente solido» il pm della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno la quale, in sede di requisitoria davanti al gup Luca Bonifacio, ha sottolineato come l’inchiesta denominata Secreta Collis si fondi su investigazioni tecniche fatte di «intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, riprese video e su, appunto, una serie di riscontri che sono stati fatti alle attività intercettive…».
Importanti i quattro sequestri effettuati nel corso dell’attività di indagine: «… 30 chili di sostanza stupefacente in contrada Cuturelle e armi, sono state sequestrate circa 71 armi, tra armi comuni e armi da guerra, oltre a parti di armi comuni e armi da guerra, oltre migliaia e migliaia e migliaia di munizioni…».
Dall’arresto di Papaianni alla scoperta dell’associazione
L’inchiesta Secreta Collis punta a disarticolare due associazioni criminali di Catanzaro, una dedita al traffico di droga e l’altra a quello di armi.
L’indagine nasce in seguito alla cattura, il 15 giugno del 2021, del latitante Agostino Papaianni, elemento di spicco della ‘ndrangheta vibonese sull’area di Capo Vaticano, ritenuto vicino al boss Luigi Mancuso. Il 73enne si nascondeva in località Janò di Catanzaro per sfuggire all’ordinanza di custodia cautelare emessa a dicembre 2019 nell’ambito dell’operazione Rinascita-Scott.
Nel cercare i favoreggiatori di questa latitanza, gli investigatori si sono imbattuti in Massimo Longo che «esibiva anche dei documenti falsi per il soggiorno di Papaianni», dice il pm.
Le attività investigative hanno portato all’esistenza di un gruppo, spiega il magistrato, «di cui erano parte Massimo Longo, Francesco Agostino, Vittorio Gentile e Raffaele Iriitano».
Le intercettazioni porteranno anche verso Domenico Rizza e il suo «braccio destro» Marco Riccelli.
Le armi alle cosche anche per commettere omicidi
C’è da premettere che l’associazione dedita al traffico di armi, capeggiata da Domenico Rizza, è aggravata dal metodo mafioso poiché avrebbe agevolato le più importanti cosche di ‘ndrangheta calabresi che si sarebbero rifornite stabilmente di armi da Rizza, acquistandole anche per commettere omicidi.
In sede di requisitoria, il pm Calcagno rimarca questo dato scaturito dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia come Santo Mirarchi, a lungo anello di congiunzione tra i clan catanzaresi e quelli crotonesi.
«… Domenico Rizza ha fornito negli anni armi a varie cosche – sostiene l’accusa –, alla cosca Giampà di Lamezia Terme, ai vibonesi, alla costa Lo Bianco di Vibo, ai Mancuso di Limbadi, per quello che riferisce Santo Mirarchi, alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. E proprio dalle dichiarazioni dei collaboratori noi ricaviamo che in alcuni casi Domenico Rizza ha fornito armi per la commissione di omicidi, quindi armi finalizzate a stabilire il dominio di un gruppo su di un altro».
Le divise infedeli
Santo Mirarchi «riferisce il fatto che Domenico Rizza venda anche armi agli zingari, armi modificate, e riferisce un particolare, riferisce che Domenico Rizza aveva un amico in Questura che gli forniva informazioni». Questa rivelazione, spiega il pm, è supportata da una intercettazione tra Rizza, Riccelli e la moglie di Rizza, nel corso della quale «fanno proprio riferimento a un poliziotto, che gli dà informazioni». Una prova, per l’accusa, che si tratti di «un’associazione che vanta anche la possibilità attraverso evidentemente uomini infedeli, di conoscere in anticipo operazioni di Polizia».
La collina segreta
Il 13 settembre 2022 avviene il sequestro, in contrada Cuturella, di «circa 18 chili di sostanza stupefacente tra marijuana e hashish e moltissime armi, moltissime munizioni…».
Altro elemento importante indicato dall’accusa è la geografia del luogo in cui droga e armi erano state occultate, ovvero «su un terreno confinante con un terreno di proprietà della sorella di Domenico Rizza», un luogo «difficile da raggiungere, impervio… e il materiale che è stato sequestrato era occultato all’interno di bidoni sotterrati nel terreno» coperto da una fitta vegetazione.
La paura delle indagini
Tre giorni dopo il sequestro, le intercettazioni rivelano la preoccupazione del gruppo. In particolare il 16 settembre Angelo Posca «andava da Marco Riccelli per un rifornimento di sostanza stupefacente e Marco Riccelli in quell’occasione gli spiegava che c’era stato un problema, diceva “i cacciatori mi sono venuti lì sopra, capito, eh?!”» e confida di avere paura: «… che non vorrei che sono nascosti, là mi aspettano».
Allo stesso modo, Angelo Posca parlando, successivamente, con un acquirente gli fa presente che non ha disponibilità di stupefacente perché «molto probabilmente erano in corso delle indagini e che quindi i suoi fornitori preferivano non andare», dice il pm Calcagno.
«Si devono coprire quelle buche»
Gli stessi Rizza e Riccelli, il 12 ottobre 2022 «continuavano a discutere del sequestro di armi e si preoccupavano, riferendo quanto gli era stato detto da un tale Saverio, che su quelle armi sequestrate potessero trovare le loro impronte. E, sempre in questo dialogo del 12 ottobre del 2022 già Domenico Rizza e Marco Riccelli si ponevano il problema di andare a sistemare i bidoni che erano rimasti, facendo comprendere quindi agli investigatori che il materiale illecito che era stato sequestrato il 13 settembre del 2022 non era tutto il materiale che era a disposizione dell’associazione. Non solo! Già da questa conversazione emergeva come loro avevano necessità in realtà di andare sul luogo, non solo per sistemare i bidoni, ma per portare altro materiale illecito», sostiene l’accusa.
La preoccupazione di Domenico Rizza è una in particolare: «Si devono coprire quelle buche».
L’attività non si ferma
Nonostante i sequestri, l’attività non si ferma. Il 14 ottobre Vincenzo Rizza, figlio di Domenico, «si preoccupa non solo che vengano sistemati i bidoni e che vengano spostati, ma si preoccupa di fare un’ulteriore carico di armi…».
«Sei andato ad affacciarti a vedere come ca**o siamo combinati là sopra?», chiede al padre. Vincenzo Rizza si preoccupa di un prossimo carico di armi: «Per mettere qualche cosa là, che ora se capita qualche partita di armi andiamo con il jeeppone, fatti dare armi».