Il 25 aprile 2021 il candidato a sindaco del Comune di Badolato, Giuseppe Nicola Parretta e l’imprenditore Antonio Paparo si incontrano in un bar del paese per poi infilarsi nella macchina di quest’ultimo e dirigersi verso la marina.
Il sindaco dice che è importante farsi vedere in giro insieme e incontrare gente.
E mentre si mostrano al paese discutono tra di loro in auto di problemi contingenti come la pioggia di denaro del Recovery Found utilizzabili attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Secondo la Dda di Catanzaro – che ha tratto in arresto Antonio Paparo con l’accusa, tra le altre, di associazione mafiosa – tra l’imprenditore e il sindaco era in corso un patto che prevedeva l’appoggio elettorale per Parretta e, in cambio, una forte ingerenza negli affari dell’amministrazione comunale per Antonio Paparo, considerato partecipe della cosca Gallace tanto da aver favorito l’inosservanza della pena per il boss Cosimo Damiano Gallace, e di aver curato gli interessi imprenditoriali della cosca rispondendo alle direttive del boss, attraverso conversazioni riservate con lui grazie a un criptofonino.

Le minacce di Paparo

Una volta riuscito nell’intento di penetrare nell’ente comunale, dopo le elezioni di ottobre 2021, Antonio Paparao, con un figlio presidente del consiglio e svariate altre persone di fiducia sistemate nei ruoli di assessori, non avrebbe esitato ad usare modi minacciosi e aggressivi.
Modi che, a quanto pare era abituato ad adoperare anche in altri contesti. Come nel caso in cui a gennaio 2021, dopo aver picchiato un uomo con l’aiuto di altre due persone, avrebbe minacciato di sparare a lui e al fratello perché avevano osato sfidarlo, ricordando loro che la sera prima avrebbe potuto ucciderli sparando.
In un’altra occasione, a novembre 2021, Antonio Paparo, accusato tra le altre cose di avere per lungo tempo girato con una pistola detenuta illegalmente, avrebbe minacciato altre vittime, sempre dopo che queste erano state percosse – e dopo che era stata infilata in bocca a uno dei malcapitati una pistola col colpo in canna – ricordando loro che a Badolato lui comandava sul bello e cattivo tempo.
Le minacce le avrebbe rivolte anche contro il vicesindaco Ernesto Maria Menniti, intimandogli di non assegnare incarichi o lavori senza il suo consenso perché lui, Antonio Parrotta aveva fatto la guerra per portare tutti sugli scranni in cui sedevano e altri non dovevano prendersene i meriti. In caso contrario sarebbero apparse le prime macchine bruciate.
Questo, in pillole, è l’uomo con il quale il futuro sindaco di Badolato desiderava farsi vedere tra la gente in piena campagna elettorale.

Vincere facile

Una campagna elettorale che la Dda di Catanzaro giudica inquinata per via di uno scambio elettorale politico-mafioso tra candidato e cosca e anche grazie al fatto che a sfidare Parretta era una lista civetta guidata da Menniti, con lo scopo di impedire il rischio del mancato superamento del "quorum" in caso di presentazione di un'unica lista. Tanto che Paparo si vantava di aver già vinto prima ancora delle elezioni.