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Non illudiamoci: l’anno che sta arrivando non cambierà nulla in Calabria. Avremo gli stessi politici e gli stessi problemi di sempre, ci lamenteremo per il mare sporco e per le strade piene di buche, per l’immondizia e per i “lordazzi” che la spargono in giro, ci danneremo per la peggiore sanità pubblica del Paese e per i nuovi ospedali che restano solo sulla carta. Avremo la stessa ‘ndrangheta che ci domina da secoli e la stessa casta massonica che ingrassa e prospera nell’ombra. Diremo ai nostri figli di partire e di non tornare più, che non vale la pena vivere qui, che è meglio dimenticarla questa terra bellissima e ingrata.
Nel nuovo anno ci arrenderemo un’altra volta, l’ennesima, ribadendo una sconfitta infinita, che non si compie mai in maniera definitiva, ma si trascina da decenni alimentata dalla nostra autocommiserazione.
Nei titoli di giornale e nel nostro immaginario, la Calabria è sempre sull’orlo del precipizio, è sempre a un passo dal baratro a guardare nell'abisso. E restiamo così, sospesi per sempre in una condizione di imminente disfatta che mai si realizza completamente. Perché, ammettiamolo, ci piace lamentarci. Ci piace imputare ad altri colpe che sono anche le nostre, rimarcando ad ogni occasione che in questa terra non c’è speranza, non c’è futuro. Come se entrambe le cose, chissà perché, dovessero esserci servite su un piatto d’argento. Ma questo non accadrà, perché la Calabria siamo noi e solo noi possiamo alimentare l’aspettativa autentica in un domani migliore.
Sono calabresi i nostri politici e i nostri mafiosi. Sono calabresi i nostri medici e i nostri assenteisti, i nostri imprenditori e i nostri furbetti del cartellino. Non esiste una realtà da biasimare che sia altro da noi, facciamocene una ragione.
Dunque, smettiamola di sbraitare inutilmente sui social e cominciamo a lavorare sulle nostre abitudini, talvolta davvero pessime, sulla nostra scarsa capacità di concepire il bene comune. Cominciamo a leggere più libri (secondo l’Istat siamo ultimi in Italia), mettiamo al bando bufale e catene di Sant’Antonio, usciamo dai recinti nei quali ci hanno confinato le grandi web company come Facebook e sfruttiamo davvero le potenzialità della rete. Insomma, apriamo la mente e cominciamo a cambiare le cose iniziando da noi stessi. Solo così l’anno che verrà sarà finalmente migliore del precedente.
Enrico De Girolamo