Lo stesso tipo di ordigno ritrovato oggi dinnanzi al parcheggio comunale fu rinvenuto dopo un arresto in Lombardia legato all’indagine sull’omicidio di Marcello Bruzzese, il fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio
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Lo stesso tipo di bomba era stata scoperta lo scorso anno a Brescia durante un arresto. Secondo la magistratura, la ‘ndrangheta voleva usarla per «compiere un attentato».
C’è un collegamento inquietante tra la bomba a mano rinvenuta, questa mattina, a Taurianova e l’indagine coordinata dalla Dda di Brescia sull’omicidio di Marcello Bruzzese, il fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio, ucciso a Pesaro nel 2018.
Durante quell’indagine, infatti, gli investigatori scoprirono un capannone a Isolarella (nel Bresciano), nel quale alcuni presunti esponenti delle cosche Reggine nascondevano armi e dal quale sarebbe transitato proprio quel tipo di ordigno.
Si tratta di una bomba a mano, una “M-75” di provenienza jugoslava, dello stesso tipo rinvenuta questa mattina da alcuni operai della ditta di raccolta rifiuti nei pressi del deposito comunale dei mezzi.
L’ordigno, che secondo quanto appreso poteva esplodere, è stato scoperto per caso in una busta di plastica per strada, all’interno della quale i carabinieri avrebbero rinvenuto anche un bigliettino scritto a mano.
Nell’operazione della Dda di Brescia sono finiti, all’epoca, anche due taurianovesi. Si tratta di Vincenzo Larosa, 49 anni, e Giuseppe Zappia, 51, nato a Taurianova, ma di casa a Nuvolera. I due sono finiti in carcere insieme ad altri indagati calabresi, tra le altre cose, anche per «detenzione e porto in luogo pubblico di una bomba a mano modello M75 di provenienza jugoslava (arma da guerra)» si legge nelle carte dell’inchiesta.
Quella bomba a mano, gli inquirenti l’avevano scoperta arrestando uno dei membri del gruppo finiti in carcere per l’omicidio di Bruzzese. Philip Spinel, infatti, era stato arrestato con altri nell’agosto 2020 proprio per detenzione di una bomba a mano e due pistole clandestine.
Secondo quanto si legge nel fermo emesso dalla procura, infatti, «previo accordo e coordinamento tra gli indagati, Larosa, avendo ricevuto mandato di uccidere da persone in corso di identificazione, tenendo contatti anche circa la composizione del gruppo di fuoco, mantenendo relazioni dirette con Candiloro e Tripodi, dirigeva e veicolava le condotte di Candiloro stesso, Tripodi, Zappia, Formosa e Philip Spinel (arrestato con altri su ordinanza del gip di Brescia nell’agosto 2020 proprio per detenzione di una bomba a mano e due pistole clandestine), tutte finalizzate alla localizzazione e alla eliminazione» della vittima, vale a dire Marcello Bruzzese.
Ma nelle intercettazioni si parla anche di armi e attentati con il bazooka o l’esplosivo «da usare per l’azione delittuosa concordata, rafforzando il proposito criminoso di Zappia, Formosa e Spinel, di reperire la bomba a mano che, dopo essere stata consegnata da Zappia a Formosa e da lui custodita in un capannone di Isorella, veniva trasportata da Formosa e Spinel» a Belluno, «occultata in una zona boschiva».
Lo stesso tipo di bomba a mano spunta a distanza di poco tempo dall’altro capo dell’Italia, a Taurianova. Un caso? Forse sì, ma su questa ipotesi lavoreranno magistratura e carabinieri per capire se ci sia collegamento tra le due vicende.