«Vivo su una sedia a rotelle, ho due figli rinchiusi in carcere e non riesco a vederli quanto vorrei a causa delle distanze, per me insormontabili, che intercorrono tra il cancello e l’ingresso principale dei penitenziari. Aiutatemi!».

È una pena nella pena quella che descrive Franco, un papà cetrarese costretto a vivere in carrozzina a causa di una grave malformazione congenita. I figli, anche loro disabili, stanno scontando le rispettive pene in due istituti penitenziari calabresi, quello di Paola e quello di Vibo Valentia. Papà Franco ha la possibilità di vederli sei volte al mese ma non sempre riesce a farlo perché il percorso che è costretto a compiere in carrozzina, soprattutto nei mesi invernali, quando piove o c’è molto vento, «è un vero e proprio calvario». Così descrive le sue visite. Un dolore nel dolore.

«Prigioniero anch’io»

«Il mio è un accorato appello - sottolinea l’uomo alla nostra testata -, chiedo alle direttrici degli istituti penitenziari in questione un po’ di supporto affinché possano facilitarmi l’accesso ai colloqui. Per le mie condizioni di salute, mi viene difficile muovermi senza l’aiuto di qualcuno e non riesco a percorrere lunghe distanze. Dal cancello principale fino alle porte della casa circondariale di Paola, ci sono circa 40 0metri e, per un disabile come me, sono davvero troppi. La stessa cosa succede a Vibo Valentia, lì i metri da percorrere con le stampelle o in carrozzina sono circa 700. Nell’istituto vibonese c’è un parcheggio per disabili ma mi è sempre stato negato l’accesso. Devo parcheggiare fuori e proseguire da solo. Ho inviato pec chiedendo più volte di poter entrare in auto, anche con il supporto della polizia penitenziaria, ma non ho avuto risposte, perciò mi rivolgo a voi. Mi sento un prigioniero anch’io».

Visite ridotte

«Le mie visite, attualmente, si sono ridotte a tre a causa di questi disagi. I miei figli - conclude papà Franco -, hanno bisogno del mio supporto. Uno dei due è affetto dalla mia stessa patologia, invalido al 75%; dell’altro sono il tutore legale in quando ha una disabilità psichica convalidata al 100%. Non posso abbandonarli».