VIDEO | Avviso Pubblico redige il rapporto relativo a minacce violenze nell’ultimo decennio, con un focus sul 2020. Al Sud fenomeno in calo. Leggero l’incremento nelle regioni del Centro-Nord rispetto al 2019 (ASCOLTA L'AUDIO)
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Da seconda negli ultimi 10 anni, con 663 casi su oltre 4000 nel Paese, a quarta nel 2020, con 38 dei 465 totali casi rispetto ai 53 dei 559 del 2019, la Calabria registra meno episodi intimidatori, minacce e violenze contro sindaci, assessori, consiglieri comunali, amministratori regionali, dipendenti della Pubblica Amministrazione rispetto agli anni scorsi. Sempre dopo la Campania, prima da quattro anni consecutivi, la Calabria nel 2020 ha seguito anche Sicilia e Puglia, non a caso le quattro regioni a principale ed endemico insediamento mafioso (2.555 casi, il 59% del totale).
Questo il quadro scaturito dal consueto monitoraggio condotto da Avviso Pubblico basato sullo studio di notizie di stampa locali e nazionali, delle interrogazioni parlamentari e delle segnalazioni dei propri coordinamenti territoriali. Ne è scaturito il report "Amministratori sotto tiro 2011/2021. Focus 2020". In cima alla classifica la provincia di Napoli, seguita tra le altre da quella di Reggio Calabria e di Cosenza, quest’ultima tra gli enti locali più colpiti con 15 episodi nel solo 2019. La prima provincia per atti intimidatori del Centro è Roma. Al Nord è Milano ad essere la più colpita.
Intimidazioni, il forte impatto della pandemia
Complice la pandemia, i social network (19% dei casi censiti) hanno costituito il mezzo più usato. Seguono incendi (18%), minacce verbali e telefonate minatorie (12%), lettere, biglietti e messaggi intimidatori (10%), danneggiamenti (9%), scritte offensive e minacciose (7%), utilizzo di ordigni ed esplosivi (4%), invio di proiettili (2%), spari contro abitazioni ed automobili (1%). La pandemia ha inciso anche sulla matrice delle stesse intimidazioni provenienti da singoli cittadini, scaturite cioè dalle restrizioni e consistenti in manifestazioni offensive del dissenso; seguono scelte amministrative sgradite (22%), ritorsioni politiche (12%) e disagio socio-economico (11%). La percentuale è in aumento - nel 2020 sono stati 168, il 36% del totale mentre avevano assorbito il 29% nel 2019 - con il risultato che solo oltre un caso su tre ha matrice criminale e mafiosa.
Intimidazioni, Sud resta il più colpito
Dal rapporto emerge, dunque, un dato generalmente in calo, con un decremento del 17% rispetto al 2019 che continua a riguardare le regioni del Sud anche se restano comunque quelle in cui si registra il numero più alto di episodi (quasi il 60 % di cui neppure il 17 % nelle Isole).
Con 9 intimidazioni alla settimana (36 al mese), una minaccia ogni 19 ore, il fenomeno si registra ormai in tutte le regioni (per via dell’incremento rilevato nelle regioni del Nord- Est che passa dai 59 atti censiti nel 2019 ai 68 del 2020), con 280 Comuni interessati e il numero più alto di Province colpite finora mai raggiunto (89). Un fenomeno, dunque, in calo ma più diffuso. Un dato che non deve fare abbassare la guardia e che sottolinea il rischio al quale resta esposto chi amministra in un clima ostile che la pandemia sta certamente acutizzando.
«Analizzando i dati per macroaree geografiche – si legge nel rapporto - si evince che il 57,5% del totale dei casi censiti (267) si è registrato nel Mezzogiorno. Il restante 42,5% del totale (198 casi censiti) si è verificato nel Centro-Nord, dove si riscontra un aumento del 3,5% dell’incidenza sul totale dei casi rispetto al 2019».
Calabria ancora in discesa
«Per il quarto anno consecutivo è la Campania – si legge ancora nel rapporto di Avviso Pubblico - a far registrare il maggior numero di intimidazioni a livello nazionale, con 85 casi censiti (92 nel 2019). Seguono appaiate Puglia e Sicilia con 55 atti intimidatori, che fanno segnare un evidente calo rispetto al 2019, rispettivamente del 23 e del 17 per cento. In discesa anche la Calabria che prosegue un trend iniziato da alcuni anni. La Lombardia si conferma la regione più colpita del Nord Italia (37 casi, nove in meno del 2019), seguita dal Lazio (36 casi, stabile). Chiudono le prime 10 posizioni Veneto (30 casi, uno dei pochi territori in aumento), Emilia-Romagna (25), Toscana (23) e Sardegna (21). Conferme anche a livello provinciale: il territorio più colpito si conferma Napoli con 46 casi, con un incremento del 12% rispetto al 2019. Seguono Salerno (21 casi), Roma (20), Milano e Foggia (16), Cosenza (15), Padova e Lecce (14), Bari e Messina (13)».
Intimidazioni e scioglimenti per mafia
«Dal 2016, primo anno in cui Avviso Pubblico ha iniziato ad estrapolare questa casistica, gli atti intimidatori verificatisi in Enti locali sciolti per mafia sono stati complessivamente 346 (il 13,4% dei casi registrati nel quinquennio 2016-2020 su tutto il territorio nazionale), in 121 comuni di Campania (43), Calabria (34), Sicilia (28), Puglia (11), Lazio (2), Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna (1). Il 14,4% degli atti intimidatori censiti nel 2020 – quindi 67 casi in 41 comuni - è stato registrato nei confronti di amministratori locali e personale della Pubblica Amministrazione impegnato in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose».
Al 31 agosto 2021, sono 266 i comuni sciolti per infiltrazione mafiosa dal 1991; negli ultimi cinque anni si sono verificati atti intimidatori nel 45% di essi, anche in forza di un’applicazione molto frequente della misura (84 scioglimenti nel solo quinquennio 2016-2020 di poco superiore al primo quinquennio dopo l’introduzione della legge dal 1991 al 1995 con 80 provvedimenti).
Intanto, riporta lo stesso documento, «sono già 11 gli scioglimenti fin qui disposti nel 2021. Ecco i comuni colpiti: Squinzano (Lecce), Guardavalle (Catanzaro), Carovigno (Brindisi), Barrafranca (Enna), Marano di Napoli (Napoli), San Giuseppe Jato (Palermo), Villaricca (Napoli), Foggia, Nocera Terinese (Catanzaro), Simeri Crichi (Catanzaro) e Rosarno».