Guido Scarpino li chiama "signori del crimine", dice che sono dei vigliacchi, perché mentre un giornalista scrive specificando la firma ad ogni articolo, loro agiscono come i topi, nel buio della notte, incappucciati per nascondere la propria identità. Ma soprattutto sono poco intelligenti, perché colpire un giornalista non servirà a farlo smettere di scrivere né a far smettere i suoi colleghi. Quelli di cui parla Scarpino, penna del Quotidiano del sud, sono coloro che minacciano i cronisti, li vessano, tentano di inibirli mediante atti vili e subdoli, come quelli messi a segno due notti fa proprio nei suoi confronti. Al 44enne di Paola, infatti, ignoti malfattori due giorni fa hanno incendiato e distrutto l'auto, parcheggiata lungo una strada pubblica situata nei pressi di un'officina meccanica. L'episodio, l'ultimo di una lunga lista, lo ha raccontato questa mattina dal palco del teatro comunale di Cetraro, dove gli è stato consegnato un riconoscimento per il suo coraggio, un segno di vicinanza da parte dei rappresentanti delle istituzioni, numerosissime in sala. Tra questi, il questore di Cosenza, Giovanna Petrocca, il referente regionale di Libera, don Ennio Stamile, il vescovo della diocesi San Marco Argentano-Scalea, monsignor Leonardo Bonanno, il consigliere regionale Giuseppe Aieta, il presidente della commissione nazionale antimafia Nicola Morra e un nutrito gruppo di forze dell'ordine. La manifestazione, a cui hanno assistito centinaia di studenti, rientra nell'ambito della quarta edizione di "Bocciamo l'illegalità". 

Ha cominciato a scrivere per la stampa a 25 anni e con il passare del tempo è diventato il suo lavoro. Si occupa prevalentemente di cronaca nera e giudiziaria e per questo molto spesso i suoi articoli hanno fatto storcere il naso anche a corrotti e mafiosi, gente spietata che non sopporta l'affronto della gogna mediatica che arriva a seguito di pesanti condanne. Per questo Scarpino detiene un triste record. Anche nel 2014 gli bruciarono l'auto, poi fu la volta di un proiettile spedito all'indirizzo della sua redazione, e poi ancora avvertimenti, telefonate dai toni inequivocabili e persino una visita innanzi al cancello di casa. «Faccio questo mestiere da 19 anni - ha detto durante la manifestazione -, vivo di questo mestiere e non intendo smettere, anche perché il giornalismo è un sistema di informazione così vasto che non può essere fermato. Se oggi non scrivo io, scrive certamente il collega, poi un altro e un altro ancora».

L'episodio dopo una storica sentenza

Il procuratore capo della procura di Paola Pierpaolo Bruni, di cui Scarpino esalta impegno e professionalità, ha già avviato le indagini per risalire agli autori e ai mandanti dell'intimidazione, che quasi certamente si potranno individuare con una ricognizione degli articoli scritti negli ultimi tempi dal giornalista paolano. Ma nel frattempo che la giustizia faccia il suo corso, è impossibile non notare che l'incendio si sia verificato appena tre giorni dopo la storica sentenza d'appello che mette ko il sanguinario clan 'ndranghetistico dei Serpa, attivo proprio sul territorio di Paola. All'inchiesta "Tela del Ragno" Scarpino ha dedicato fiumi d'inchiostro, sbattendo in prima pagina nomi e cognomi, fino a una settimana fa. Lo ha fatto notare anche il consigliere regionale Giuseppe Aieta, presente all'evento: «Non voglio fare giustizialismo né sostituirmi alla magistratura, ma tempistiche e circostanze ci inducono a una profonda riflessione».

Nicola Morra: «Non lo lasceremo solo»

Sono proprio le circostanze, infatti, ad aver spinto il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, a presenziare al convegno. Il senatore ha dapprima avuto un colloquio privato con il giornalista, poi sul palco ha espresso la sua solidarietà condannando senza se e senza ma quanto accaduto. Infine ha postato la vicenda sui social. «Guido scrive da tempo inchieste giornalistiche sulla ‘ndrangheta - si legge sul suo profilo Intagram -. Probabilmente il suo lavoro di informazione dà fastidio a chi vive grazie ai silenzi e alle omissioni. Abbiamo bisogno di giornalisti come Scarpino, i quali meritano tutto il nostro supporto».

Una valanga di solidarietà

«E' la prima volta - ha detto in ultimo Scarpino - che ricevo un simile sostegno dal mondo delle istituzioni. Il mio telefono non smette di squillare da giorni». Una situazione totalmente differente da quella del 2014. «All'epoca nessun rappresentante delle istituzioni mi mostrò la sua solidarietà, ma oggi per fortuna le cose sono cambiate». Anche il procuratore Bruni si è mostrato molto disponibile: «E' uno stakanovista, alle 11 di sera è ancora nel suo ufficio a lavorare, mi fido di lui. E' uno che non si vede e non si sente, ma sa fare molto bene il suo mestiere».