Quatto assoluzioni e una sola condanna. Si è concluso così il processo "Chirone", celebrato con il rito abbreviato in aula bunker e nato da un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria sull'infiltrazione della cosca Piromalli nell'Azienda sanitaria provinciale.

La sentenza del gup Vincenza Bellini ha sostanzialmente dato ragione agli imputati: sono stati assolti il caposala della Terapia intensiva dell'ospedale di Polistena Giuseppe Antonio Romeo, il ginecologo Antonino Coco, il dirigente medico dell'ospedale di Polistena Domenico Salvatore Forte e l'ex direttore del distretto Tirrenico dell'Asp di Reggio Calabria Salvatore Barillaro. Per questi ultimi due, difesi rispettivamente dagli avvocati Carlo Morace e Domenico Ioffrida e dall'avvocato Francesco Cardone, è caduta l'accusa di concorso esterno con la 'ndrangheta. Secondo il gup, infatti, il reato non sussiste.

Dalle accuse di concorso esterno con le cosche Piromalli e Alvaro e di traffico di influenze è stato assolto anche il ginecologo Antonino Coco, difeso dagli avvocati Renato Vigna e Antonino Freno. Con la formula "per non aver commesso il fatto", inoltre, Domenico Salvatore Forte è stato assolto anche dal reato di corruzione aggravata così come l'imputato Giuseppe Antonio Romeo, difeso da legale Michele Novella. Assistito dall'avvocato Caterina Malara, infine, il responsabile della farmacia degli ospedali di Melito Porto Salvo e Gioia Tauro Santo Cuzzocrea è stato condannato a 2 anni di carcere per corruzione. Nei suoi confronti, però, al termine del processo il gup Bellini ha escluso l'aggravante mafiosa. Tre delle quattro assoluzioni decise dal giudice per le udienze preliminari (quelle di Forte, Barillaro e Coco) erano state chieste dalla stessa Procura durante la requisitoria.