Proposto ricorso al tribunale civile per la modifica unilaterale del contratto integrativo regionale. L'Azienda chiede importi che oscillano tra 60mila e 120mila euro a testa
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La richiesta è quella di dichiarare la legittimità dell'indennità del valore di 5,50 euro e di condannare l'Azianda sanitaria provinciale di Catanzaro al pagamento delle somme. Hanno, infine, deciso di adire le vie legali i medici della centrale operativa del 118, che prestano le attività in regime di convenzione. Ben undici hanno proposto ricorso al Tribunale Civile - Sezione Lavoro - per vedersi riconosciuto il diritto di fruire delle indennità che, invece, l'azienda sciolta per infiltrazioni mafiose ha deciso di farsi restituire attivando il recupero coattivo. La richiesta, con tanto di piano di recupero delle somme, è già stato notificato nei giorni scorsi a tutti gli operatori convenzionati del 118, importi che si attestano tra 60 e 120mila euro per ciascun operatore e relative alle ultime dieci annualità.
Modifica unilaterale del contratto
Assistiti dagli avvocati Nicola Loiero e Francesca Attinà, i medici hanno contestato la recente delibera emanata dalla terna commissariale che annunciava il recupero giudiziale delle somme "indebitamente corrisposte negli ultimi dieci anni". Una lettura certamente non condivisa dai ricorrenti che hanno, in primo luogo, contestato la modifica unilaterale - operata dall'Asp - del contratto collettivo. Il pagamento dell'emolumento è stato infatti sancito da un accordo integrativo regionale. Richiamando una sentenza del Tribunale di Chieti e una pronuncia della Corte di Cassazione, gli operatori convenzionati sostengono che "i provvedimenti adottati dall'Asp non solo concretizzano un inadempimento contrattuale ma sono illegittimi perchè violano tutti i principi in materia di contrattazione collettiva. La soppressione dell'indennità - si legge nel ricorso - presupponeva l'adozione di un nuovo contratto integrativo regionale attraverso una trattativa con le organizzazioni sindacali di categoria".
La pronuncia della Corte d'Appello di Catanzaro
A conferma della legittimità dell'emolumento erogato per anni dall'Asp, i due difensori citano anche una sentenza della Corte di Appello di Catanzaro, chiamata a pronunciarsi proprio sul caso della corresponsione dell'indennità aggiuntiva. Secondo quanto riportato nel ricorso, «la Corte ha ritenuto che la fruzione per i medici della continuità assistenziale dell'indennità aggiuntiva per la qualifica professionale è posta in correlazione al tempo utilizzato non già per la formazione e l'aggiornamento professionale piuttosto per l'attività lavorativa espletata». Sulla base di queste considerazioni, secondo i ricorrenti, legittime sarebbero anche le indennità maturate e liquidate durante i periodi di ferie.
Condanna al risarcimento danni
La richiesta è anche quella di condannare l'Asp al ristoro dei danni subiti per il mancato pagamento e per l'eventuale recupero delle indennità. L'udienza è stata fissata dal giudice del lavoro del Tribunale di Catanzaro, Anna Maria Torchia, il 19 ottobre 2021.