Nuova ordinanza di custodia cautelare per nove indagati dell’operazione “Via col vento” che mira a far luce sugli affari dell’eolico. E’ il gip distrettuale Barbara Saccà ad accogliere la richiesta della Dda di Catanzaro (pm Nicola Gratteri e Antonio De Bernardo) dopo la trasmissione degli atti dal gip di Reggio Calabria che nei giorni scorsi si era spogliato per competenza territoriale di parte dell’inchiesta degli inquirenti reggini trasmettendola a Catanzaro. Ordinanza di custodia cautelare quindi per: Pantaleone Mancuso, 57 anni, alias “Scarpuni”, di Limbadi, residente a Nicotera Marina, attualmente detenuto anche per altro; Rocco Anello, 57 anni, di Filadelfia, a capo dell’omonimo clan (carcere, difeso dall'avvocato Sergio Rotundo); Romeo Ielapi, 46 anni, di Filadelfia (carcere, difeso dall'avvocato Sergio Rotundo); Giuseppe Errico, 64 anni, di Cutro (carcere); Riccardo Di Palma, 46 anni, di San Lupo (domiciliari, difeso dall'avvocato Giovanni Spina); Mario Fuoco, 67 anni, di Crotone (domiciliari); Giovanni Giardino, 46 anni, di Maida (domiciliari); Giovanni Trapasso, 70 anni, di Cutro (carcere); Mario Scognamiglio, 41 anni, di Napoli (domiciliari).                      

L’inchiesta accende i riflettori sul business dell’eolico nei parchi eolici di Amaroni, Cutro e San Biagio con l’ingerenza dei clan Mancuso, Anello e Trapasso nei milionari lavori degli impianti e nella guardiania delle zone. Gli imprenditori sarebbero stati costretti a subappaltare i lavori inerenti la realizzazione dei parchi ad imprese controllate dalle cosche stesse, anche aggirando il regolamento contrattuale sottoscritto dalle imprese aggiudicatarie. Fondamentali nell’attività di indagine le intercettazioni telefoniche ed ambientali.

Secondo l’accusa, il site manager della Nordex Italia presso il parco di Amaroni e il project manager della stessa Nordex sarebbero stati costretti ad escludere altre ditte e ad affidare alla ditta individuale Ielapi Romeo - di cui è intestatario Romeo Ielapi ma proprietario di fatto, secondo gli inquirenti, il boss Rocco Anello - i "lavori temporanei di allargamento dei tratti della strada provinciale numero 92 (cd. bypass di Cortale) minacciandoli altresì che, in caso contrario, l'iter burocratico avrebbe subito notevoli ritardi e che vi sarebbero stati problemi per la sicurezza del cantiere. Contestati pure i reati di estorsione e rapina aggravati dalle modalità mafiose in quanto avrebbero costretto i titolari delle imprese a corrispondere al boss Rocco Anello una somma di denaro, ottenuta attraverso - secondo l’accusa - la società di trasporti “La Molisana” di proprietà dei fratelli Di Palma ed in cui lavora Scognamiglio e la ditta di Romeo Ielapi. In particolare, sovrafatturando tramite la ditta Ielapi Romeo e la Molisana Trasporti le opere effettivamente eseguite per la realizzazione del bypass di Cortale, avrebbero costretto nel giugno del 2012 la ditta Nordex a corrispondere 200 mila euro (di cui 65 mila euro per lavori effettivamente eseguiti e 135mila euro a titolo di extracosti per la sicurezza del cantiere, la c.d. "tassa ambientale" ovvero una tangente). 

Pantaleone Mancuso e Giuseppe Evalto (imprenditore di Pizzo Calabro per il quale la competenza è rimasta a Reggio Calabria) sono infine accusati di aver condizionato anche il mercato dell’eolico relativo alla costruzione del Parco eolico Vestas di Cutro in concorso con Giovanni Trapasso, ritenuto elemento di spicco dell’omonimo clan del Crotonese. In particolare, il trasporto delle pale eoliche da Taranto a Cutro sarebbe stato affidato alla ditta di Evalto “utilizzando lo schermo giuridico del comodato gratuito al fine di aggirare i divieti contrattuali”.