Il cancelliere della Commissione tributaria di Catanzaro Massimo Sepe è accusato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Marco Petrini
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Ha respinto ogni accusa dichiarandosi estraneo ai reati contestati, Massimo Sepe, cancelliere della Commissione tributaria provinciale di Catanzaro raggiunto venerdì da un avviso di garanzia con contestuale decreto di perquisizione.
Il 49enne di Crotone accusato di corruzione in atti giudiziari in concorso con l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro Marco Petrini, è stato sentito per due ore e mezzo dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economica di Crotone su delega dalla Procura di Salerno.
Il cancelliere si è dichiarato estraneo
Assistito dall'avvocato Tiziano Saporito si è dichiarato estraneo ai reati contestati. In particolare, la Procura di Salerno lo aveva messo sotto accusa per aver consegnato al magistrato Marco Petrini «orologi preziosi del tipo Panarei Hublot, Rolex e Cartier in cambio del suo interessamento finalizzato ad ottenere l'accoglimento dei ricorsi presentati dai contribuenti avverso gli accertamenti dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza».
Il nuovo filone d'indagine
Il nuovo filone d'indagine era stato aperto dalla Procura di Salerno, dopo le dichiarazioni rese proprio dall'ex presidente della Commissione Tributaria Provinciale di Catanzaro ed ex presidente di sezione della Corte d'Appello Marco Petrini nell'interrogatorio del 5 febbraio che aveva indotto gli inquirenti a ritenere che in casa e nell'ufficio del cancelliere potessero trovarsi documenti, immagini, beni e denaro nonché chiavi di sicurezza e casseforti riconducibili al capo d'accusa.
In particolare, «documenti relativi ai ricorsi tributari, orologi preziosi nonchè denaro provento del delitto di corruzione e appunti dai quali evincere l'esistenza di proposte o accordi corruttivi provenienti da ricorrenti o difensori di ricorrenti».
L'inchiesta Genesi
L'inchiesta si inserisce in quella più ampia denominata Genesi che aveva portato all'arresto il magistrato, Marco Petrini, accusato di corruzione in atti giudiziari assieme a due avvocati, Francesco Saraco e Maria Tassone - e all'ex consigliere regionale Marco Tursi Prato. Tutti indagati per aver consegnato somme di denaro o preziosi all'ex giudice per intervenire nelle sentenze.