I due clan sono accusati di avere vessato gli imprenditori della zona, di avere tentato di importare armi da guerra dalla Germania e di avere incendiato l’auto dell’ex consigliere regionale Arturo Bova
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La Dda di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 27 persone nell’ambito del procedimento denominato Scolacium che vede imputati presunti appartenenti e sodali di due cosche: la cosca Catarisano operativa tra i comuni di Roccelletta di Borgia, Borgia, Cortale e Girifalco e la cosca Bruno, attiva nei territori di Vallefiorita, Amaroni, e Squllace. Secondo l’accusa, la cosca Catarisano sarebbe attiva dal 2006. Il clan sarebbe diretto e organizzato da Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro. I Bruno sarebbero operativi dal 2010, comandati da Francesco Bruno e Gennaro Felicetta. Entrambe le
consorterie sono già state colpite duramente dall’operazione Jonny e risultano agire sotto l’influenza dei locali di ‘ndrangheta di Cutro e Isola Capo Rizzuto.
I reati contestati
Tra le accuse contestate, oltre all’associazione mafiosa, danneggiamento in seguito a incendio, tentata estorsione, estorsione, reati in materia di armi, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, danneggiamento, lesioni personali, violenza privata, ricettazione, furto.
Il concorso esterno contestato all’imprenditore
Concorso esterno in associazione mafiosa è contestato all’imprenditore Paolo Bova il quale – per preservare le proprie imprese ed eliminare la concorrenza – avrebbe favorito la cosca Bruno subappaltando lavori ad altre imprese lavori aggiudicati, mettendo a disposizione del sodalizio il proprio capannone per agevolare gli incontri tra il clan e imprenditori estorti, facendo da tramite per ricevere e portare ambasciate, per riscuotere le somme di denaro delle estorsioni da consegnare ai componenti della cosca.
Le armi
La cosca Bruno, oltre a trattare ingenti quantità di armi sul territorio, nel 2019 avrebbe tentato di importare dalla Germania armi da guerra, tra cui quattro kalashnikov.
Sono 19 le persone offese riconosciute. Oltre a coloro che hanno subito danneggiamenti ed estorsioni l’accusa annovera anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il danneggiamento all’ex presidente della commissione regionale antindrangheta
Tra le persone offese c’è anche l’ex presidente regionale della commissione antindrangheta, Arturo Bova, al quale nel 2016 esponenti della cosca Bruno, tra i quali l’attuale collaboratore di giustizia Santo Mirarchi, avrebbero incendiato l’auto parcheggiata vicino alla sua abitazione nel Comune di Amaroni. Il mandante sarebbe Salvatore Danieli che avrebbe commissionato il delitto a Santo Mirarchi, dietro compenso di denaro. A eseguire materialmente il danneggiamento sarebbero stati Davide Benedetto Zaffina e Domenico Falcone.
Gli imputati
Il gip Arianna Roccia – in seguito alla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, all’aggiunto Giancarlo Novelli e al sostituto Debora Rizza – ha fissato la prima data dell’udienza preliminare per il prossimo 17 gennaio nell’aula bunker di Catanzaro.
Imputati sono Bruno Abbruzzo, Pietro Abbruzzo, Luciano Babbino, Stefano Bevilacqua, Paolo Bova, Francesco Bruno, Matteo Catroppa, Rocco Ceravolo, Massimo Citraro, Davide Cristofaro, Giuseppe Critofaro, Salvatore Danieli, Adrian Domianov Dimitrov, Domenico Falcone, Gennaro Felicetta, Francesco Gualtieri, il collaboratore di giustizia Sandro Ielapi, Franco Macario, Simone Macario, il collaboratore Sandro Mirarchi, Raffaele Pace, Antonio Paradiso, Ilario Sestito, Sandra Stitzia, Vincenzo Tolone, Danilo Vitellio, Davide Benedetto Zaffina.
Nel collegio difensivo gli avvocati, Antonio Lomonaco, Sergio Rotundo, Saverio Loiero, Michele Gigliotti, Giovanni Merante, Vincenzo Galeota, Cosimo Tripodi, Salvatore Staiano, Marco Sinopoli, Saverio Pittelli, Gregorio Viscomi, Giuseppe Gervasi, Paola Stilo.