Secondo il gip sussisterebbe il pericolo di reiterazione del reato. Intanto i suoi avvocati annunciano che ricorreranno al tribunale della Libertà
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È stata rigettata l'istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari per Mario Russo, il principale indagato dell'inchiesta giudiziara "Re Nudo", che punta a fare luce su un presunto sistema di corruzione nella sanità della costa tirrenica cosentina. L'ex sindaco di Scalea si trova denuto nel penitenziario di Cosenza.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola, inoltre, ha rigettato le istanze di revoca o sostituzione delle misure cautelari anche per gli altri indagati che hanno subito restrizioni della libertà personale. Delle 101 persone coinvolte nell'inchiesta, tre si trovano in carcere e altre sei in regime di arresti domiciliari.
Le motivazioni
Il Gip ha motivato la scelta spiegando che ad oggi esista per Russo la possibilità di reiterazione del reato nonostante il medico non svolga più da qualche settimana la propria attività lavorativa negli uffici dell'Asp di Diamante, cioè il luogo in cui secondo il quadro accusatorio il politico, grazie all'aiuto di numerosi complici, avrebbe messo in piedi un vero e proprio sistema criminale costellato di favori e tornaconto personali, che gli sono valsi decine di capi di imputazione da parte della procura retta dal magistrato Pierpaolo Bruni. Da qualche mese Russo aveva chiesto e ottenuto il trasferimento in una struttura sanitaria dell'Asp di Potenza.
Il ricorso al tribunale della Libertà
Intanto gli avvocati di Mario Russo, Sabrina Mannarino e Giuseppe Bruno, hanno annunciato che ricorreranno al Tribunale della libertà di Catanzaro per chiedere l'annullamento della misura cautelare o comunque la sostituzione con un'altra meno afflittiva. L'udienza a Catanzaro, però, non si terrà prima dell'inizio del nuovo anno, pertanto il medico legale dovrà tascorrere le prossime settimane in prigione.