Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, accogliendo le istanze degli avvocati Guido Contestabile e Federica Bellamena ha scarcerato Francesco Circosta, 45 anni, di Polistena indagato nel procedimento Libera Fortezza. L’uomo, in base alle accuse, aveva il compito di monetizzare e versare gli assegni consegnati agli usurai dalle vittime. Ciò avrebbe reso difficilmente individuabile la circolazione dei titoli ed avrebbe assicurato agli usurai attraverso la costante disponibilità ad utilizzare le proprie risorse economiche ed il proprio conto corrente per la realizzazione dei profitti dell’associazione.      

Pertanto il 16 giugno scorso, il gip del Tribunale di Reggio Calabria, Caterina Catalano, su richiesta della locale Procura Distrettuale aveva applicato la massima misura cautelare.

Inoltre Circosta era accusato di riciclaggio aggravato dal fine di agevolare la consorteria mafiosa, perché in concorso tra con il fratello coindagato Claudio Circosta avrebbe sostituito con denaro contante, derivante principalmente dai ricavi dell’attività commerciale di famiglia, un imprecisato numero di assegni loro consegnati da Rao Vincenzo, titoli provenienti da attività delittuosa.

 

Il Riesame, nei giorni scorsi, ha tuttavia annullato l’ordinanza di custodia cautelare resa nei confronti del Francesco Circosta rimettendolo, immediatamente, in libertà per inconsistenza del quadro probatorio elevato a suo carico.

 

Il Tribunale reggino ha accolto le tesi difensive dei difensori di fiducia, gli avvocati Federica Bellamena e Guido Contestabile del foro di Palmi, i quali hanno illustrato come i procedimenti a supporto dell’ordinanza di custodia cautelare, non dimostrassero l’esistenza di una cosca Versace-Longo, poichè le richiamate sentenze in ordinanza (Scacco matto e Tirreno) evidenziano, infatti, una netta spaccatura tra i Longo e i Versace. Pertanto, la difesa eccepiva l’inesistenza della cosca Versace operante sul territorio di Polistena.

 

Per quanto concerne, poi, le contestate condotte di riciclaggio, emersa chiaramente l’estraneità del’uomo alla pattuizione usuraria e ai relativi pagamenti ed anche alla stessa presunta associazione che si fondava, in principalità su un dato di carattere familiare. In ordinanza, infatti, non veniva riportata alcuna frequentazione con gli altri solidali. Il Tribunale reggino ha riservato le motivazioni della decisione in 45 giorni e, nei prossimi giorni, verranno discusse le altre posizioni dei soggetti indagati nel medesimo procedimento.