Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha disposto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere. È accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose
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Torna in libertà Vito Chiefari, 47 anni di Torre di Ruggiero, raggiunto lo scorso 21 luglio da un fermo di indiziato di delitto nell'ambito della maxi-operazione denominata Imponimento istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e messa a segno dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza.
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro (presidente Giuseppe Valea) ha disposto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere che il Gip, Barbara Saccà, aveva convalidato all'indomani dell'operazione. Chiefari è accusato di estorsione aggravata dalle modalità mafiose in concorso con Rocco Anello, ritenuto al vertice dell'omonima locale di 'ndrangheta operante a Filadelfia nel vibonese. In particolare, avrebbe formulato richieste di natura estorsiva per ottenere coattivamente un credito vantato dalla Filadelfia Ceramiche e ricondubile a Giuseppe e Tommaso Galati, del valore di 6.800 euro, poi ridotto a 3.500.
Secondo la ricostruzione della Procura, le minacce e le violenze sarebbero state messe in atto in forza dell'appartenenza alla cosca Iozzo-Chiefari operante a Chiaravalle e consorziata con la locale di 'ndragheta rappresentata da Rocco Anello. Vito Chiefari, difeso dall'avvocato del foro di Catanzaro Vincenzo Cicino e dell'avvocato Giovanni Russomanno, ha lasciato il carcere di Siano in cui era recluso ed è tornato in libertà.
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