Nella mattinata lunedì i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro hanno dato esecuzione al sequestro dei beni a carico dell’imprenditore Giuseppe Nasso, 40enne di Rosarno. Il provvedimento compendia gli esiti dell’indagine Ares, che nel mese di agosto dello scorso anno ha permesso ai militari dell’Arma di effettuare 45 misure di custodia cautelare in carcere, dirette agli appartenenti di due diverse organizzazioni territoriali della ‘ndrangheta, quella dei Cacciola e quella dei Cacciola-Grasso radicate nella Piana di Gioia Tauro e, quindi, riferibili alla società di Rosarno del mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria.


Le indagini, condotte dai Carabinieri e coordinate dalla Procura della Repubblica diretta da Giovanni Bombardieri, hanno permesso di appurare come Nasso - destinatario in quella circostanza di uno dei provvedimenti in carcere poiché accusato di associazione mafiosa ed altri gravi reati - fosse partecipe della cosca Cacciola-Grasso a favore della quale metteva a disposizione il patrimonio illecitamente detenuto, consentendole di perseguire il proprio programma delittuoso.


Proprio durante il fermo di indiziato di delitto, effettuato a suo carico nelle prime ore dello scorso 9 luglio, i carabinieri trovarono, occultati in un controsoffitto della sua ferramenta, circa un milione di euro, suddivisi in mazzette e confezionati all’interno di pacchi sottovuoto. Sulla scorta delle evidenze probatorie raccolte sino a quel momento sono stati effettuati degli approfondimenti patrimoniali, che hanno consentito di appurare una netta sproporzione tra il patrimonio accumulato negli anni dall’imprenditore e quello effettivamente dichiarato.


In particolare, l’odierno sequestro ha riguardato denaro contante, conti correnti, polizze assicurative e un’impresa individuale, comprensiva di tutto il compendio aziendale, insieme a beni immobili riconducibili a Nasso e ai suoi familiari conviventi, per un valore complessivo di oltre 3,5 milioni di euro.