Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha sciolto le riserve sul ricorso presentato da Maurizio Giuseppe Arieta, responsabile del servizio “Lavori Pubblici” del comune di San Nicola Arcella e responsabile unico del procedimento per l’intervento di sostituzione urgente della condotta idrica dell’Ente situato nell’Alto Tirreno cosentino. Il professionista è rimasto coinvolto nell'operazione Archimede su illeciti nella depurazione. I giudici del Tdl hanno annullato la misura cautelare degli arresti domiciliari, sostituendola con quella dell’interdizione dall’attività d’ufficio per la durata di sei mesi, confermando la gravità indiziaria, così come prospettata dalla procura di Paola, diretta dal procuratore capo, Pierpaolo Bruni, per tre dei cinque capi d’accusa ascritti all’odierno indagato. Si tratta del capo 9 (turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, ipotesi di reato contestata anche al sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele e agli imprenditori Pasqualino De Summa ed Enzo Ritondale), del capo 11 (falso ideologico commesso in qualità di pubblico ufficiale, relativamente agli atti firmati per i lavori della condotta idrica di San Nicola Arcella) e del capo 12 (sempre falso ideologico questa volta in concorso con Vincenzo Cristofaro ed Enzo Ritondale).

Cadono due dei tre capi d’accusa

Il Tdl di Catanzaro, inoltre, ha annullato il capo 18, per il quale Arieta è accusato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente per aver attribuito alla Depurer Srl, i cicli depurativi e di manutenzione dell’intero servizio idrico integrato del comune di San Nicola Arcella, nonostante - secondo la procura di Paola - non possedesse la necessaria categoria OS22), e il capo 19, strettamente collegati tra loro. In quest’ultimo caso si fa riferimento all’ipotesi di reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, relativa al documento in cui Maurizio Giuseppe Arieta, avrebbe attestato falsamente di aver invitato a partecipare alla procedura negoziata sotto soglia per il funzionamento del depuratore di San Nicola Arcella, cinque operatori economici individuati tra quelli presenti sul Mepa, ma i due “invitati”, una ditta di Vibo Valentia e la Depurer Srl, non in possesso della categoria OS22.

La linea difensiva

Nel corso dell’udienza camerale, gli avvocati Enzo Belvedere del foro di Cosenza e Reginaldo Voto del foro di Paola, avevano fatto emergere le contraddizioni rilevate nel corso delle indagini, che hanno portato alla notifica dell’ordinanza cautelare, sostenendo che le due ditte invitate da Maurizio Giuseppe Arieta, non avessero le categorie richieste per ottenere l’affidamento dei lavori. I due penalisti, invece, hanno certificato che l’operato di Arieta, relativamente ai capi 18 e 19, sia stato corretto, in quanto le due aziende (quella di Vibo Valentia e la Depurer srl), come stabilito dal Mepa (e non dall’Anac), avevano i requisiti per partecipare alla procedura.

Secondo la difesa, inoltre, dall’inchiesta “Archimede” emerge ancora una volta l’esagerazione nell’applicare una misura cautelare, come quella dei domiciliari, rispetto a fatti che, in fase preliminare, andavano analizzati e trattati in modo diverso. I legali Belvedere e Voto, infine, ritengono di poter chiarire anche i tre capi d’accusa che il Riesame ha confermato, attraverso apposite indagini difensive, che intendono dimostrare come Arieta, in realtà, non era dipendente del Comune di San Nicola Arcella, ma aveva un contratto a termine, che ha lasciato prima delle indagini, ovvero nel marzo 2020. Gli avvocati confidano dunque di poter far cadere anche la misura interdittiva dall’attività d’ufficio per la durata di sei mesi.