Il rogo doloso risale al maggio dello scorso anno. Durante il processo al tribunale di Castrovillari uno degli indagati ha confessato e chiesto scusa alla vittima
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Il Tribunale di Castrovillari ha emesso la sentenza nel processo riguardante l'incendio doloso avvenuto nei capannoni della "Socas Srl", un'azienda attiva nel soccorso stradale, situata a ridosso della strada statale 106 jonica, nell'area di Corigliano Rossano. I tre imputati, il 56enne Giovanni Chiaradia, già condannato per associazione mafiosa, il fratello 49enne Piero Francesco Chiaradia, e il 30enne Marco Bonafede, volto noto negli ambienti investigativi, sono stati ritenuti colpevoli.
Giovanni Chiaradia è stato condannato a 4 anni, cinque mesi e dieci giorni di reclusione, mentre il fratello Piero e Bonafede a 4 anni ciascuno. Tutti e tre sono stati colpiti dall'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e dalla libertà vigilata per 2 anni dopo aver scontato la pena. Inoltre, dovranno risarcire i danni alla vittima, da quantificare in sede civile, stimati intorno al mezzo milione di euro.
Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni dalla data del dispositivo di sentenza, emesso dopo l'udienza del 17 ottobre scorso. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio, Giovanni Chiaradia ha confessato di aver ordinato l'incendio e ha chiesto scusa alla vittima e ai giudici.
Il maxi-incendio risale alla sera del 24 maggio 2022, e i fratelli Chiaradia sono stati arrestati due mesi dopo, a seguito di indagini condotte dai carabinieri. Secondo le indagini, l'incendio è stato scatenato dopo un rifiuto del titolare della "Socas" di riparare immediatamente l'auto di Giovanni Chiaradia, il quale aveva manifestato l'intenzione di "castigare" il titolare per tale decisione.